Una storia personale si intreccia ad una mutazione epocale. Al centro del racconto vi è il villaggio di origine di Latifa, addetta alle pulizie, che dal paese rurale Akouchetame si è spostata in una città costiera del Marocco per lavorare.
GUARDA IL TRAILER
“Arimo” nel lessico infantile degli autori significava “tregua”, era il segnale che indicava di fermarsi mentre si giocava, se qualcuno si faceva male. Arimo è anche il nome di una comunità per minori alla periferia di Milano che ospita ragazzi allontanati dalle famiglie, chi ha commesso dei reati, stranieri non accompagnati. Questi adolescenti vi arrivano non per scelta ma imparano a vivere assieme in attesa di un futuro che non ha contorni né certezze, sospesi tra momenti di vitalità e altri di completa apatia.
GUARDA IL TRAILER
Il diario della nonna mai conosciuta, i ricordi della madre, un lessico famigliare che si mescola a frammenti di altre narrazioni, compongono il racconto del film in cui si specchia un immaginario femminile, insieme intimo e universale. Ada, la protagonista, si lascia trasportare dal mare in cui nuota, un movimento che le permette di ripercorrere la sua vita, la giovinezza, l'unico amore, la nascita della figlia e la fine del matrimonio che vive come un lutto senza più speranza.
GUARDA IL TRAILER
Il nevrotico desiderio di appagamento tramite il cibo ha raggiunto una nuova dimensione grazie alle applicazioni di delivery. Scorrere una galleria virtuale con le infinte proposte culinarie è come fare un giro per le vetrine, è una promessa di felicità che la merce poi difficilmente soddisfa. Il film mostra la schizofrenia dei processi in cui le piattaforme digitali ci hanno immerso, la totale soppressione dei rapporti umani per le commissioni più comuni, l’equiparazione tra un lavoratore e un oggetto – perché, come viene ricordato, l’unica libertà che offrono i servizi di consegna è quella di sfruttare.
Il mistero del corpo come significante di grazia e bellezza si disvela attraverso le attività di una scuola di circo. Lo sguardo del regista si sofferma sull’individualità del movimento e sugli esercizi affrontati dalle bambine e dai bambini, alla prova della fatica e delle difficoltà.
GUARDA IL TRAILER
I legami tra diverse generazioni di donne nella famiglia della regista, dalla bisnonna a lei stessa, mettono in luce una linea matriarcale focalizzata sulla relazione figlia-figlia, che prova a raccontare un modello famigliare diverso, lontano dal patriarcato che continua a prevalere in maggioranza nella nostra società. Le “makvas” del titolo sono le creature della foresta che popolano le leggende ucraine: ragazze descritte con lunghi capelli verdi, e senza schiena, che danzano laddove l'erba non cresce, attirando gli uomini per ballare insieme e solleticarli fino alla morte.
Due ragazzi a Milano, le giornate scandite da piccoli rituali: il caffè al mattino, il tabacco, lo sguardo sul cellulare aspettando la conferma per un lavoretto da rider. Intorno a loro una stanza un po' disordinata, piena di disegni, appunti, schizzi. Fuori dall'appartamento il tempo passa lentamente, quasi fermo, un po' come le loro vite. Avere vent'anni e cercare qualcosa di diverso, un sogno, un'utopia, un sentimento condiviso, desideri che stridono con la narrazione imperativa di carriera, successo, affermazione a ogni costo, segnali social e reali del nostro tempo.
GUARDA IL TRAILER
Come nel mondo sottosopra del personaggio di Lewis Carroll, attraverso l'obiettivo dell'autrice le prospettive della realtà mutano, gli umani sono solo comparse nei riflessi di un vetro o di uno specchio, mentre animali, fiori, piante e sassi, si animano e dialogano.
GUARDA IL TRAILER
«Nessun uomo è un’isola» scriveva il poeta inglese John Donne, ma di sicuro Witige Gaddi è tutt’uno con l’isolotto occupato dal suo casone nella laguna di Grado, in provincia di Gorizia. Riverdì è un incontro con la sua persona, un grande amante della vita e dei viaggi intorno al mondo. Sfuggente alle definizioni, Gaddi ha fatto esperienze disparate: il fotografo, il macchinista, il pescatore. Sono molti gli intellettuali approdati nella sua dimora, dove continua a vivere a modo suo: pescando nelle acque lagunari e prendendosi cura di quell’angolo di mondo.
GUARDA IL TRAILER
I giardini di Walton, la pellicola Infrared che i militari usano in Vietnam per scovare i nemici nei tunnel di Cu Chi, le pecore, i laghi alpini, gli uccelli che migrano: le immagini si sovrappongono a due voci che raccontano in apparenza la stessa storia. Lungo i bordi delle parole il vissuto personale si intreccia a quello collettivo, narra una storia di utopie mancate, di desideri, vuoti, improvvise epifanie.
GUARDA IL TRAILER
Uno speaker radiofonico affiancato dal suo silenzioso compagno ci guidano nella frenetica radiocronaca di una partita di calcio nel campionato di serie B, che sarà determinante per la salvezza della squadra di una piccola città. L'uomo appare molto coinvolto, la tensione cresce minuto dopo minuto, ma quest'emozione fisica si scontra con la realtà dello stadio vuoto, durante il lockdown, del quale però il cronista sembra assumere in sé gli umori e le possibili reazioni.
In Le Iugement Baroni si collega alla tradizione oracolare della Grecia antica per sfiorare le profonde paure che appartengono alla nostra epoca, quelle sulla fine del mondo come catastrofe causata dai nostri stessi comportamenti.
FUORI CONCORSO
GUARDA IL TRAILER
Il piccolo comune montano di Intermesoli è ormai quasi disabitato. Il giovane Simone, diciotto anni, si fa carico di tutta la responsabilità del paese. Filippo è invece un eremita che vive isolato dal mondo e cerca di ricostruire la sua fede. Le due figure devono confrontarsi con i propri conflitti interiori sotto lo sguardo di un popolo che travolge le loro vite e il loro destino.
FUORI CONCORSO
L’incontro/scontro tra corpi, la ricerca del piacere, la spinta ad uscire fuori da sé sono al centro di The Pornographer. Senza mai mostrare i volti dei partecipanti e delle partecipanti al raduno erotico, i fisici inquadrati da vicino esistono autonomamente, acquisiscono nuove funzioni. Il film nasce all'interno della scena postporno berlinese grazie alla collaborazione con la regista Emy Fem, sexworker e attivista trans femminista, è girato infatti sul set della sua ultima creazione, Oily Fingers.
FUORI CONCORSO