Caricaturana e Plastic Semiotic, i due film di Radu Jude presentati in questo programma, funzionano sulla base dello stesso meccanismo. Il regista rumeno in entrambi i casi è partito da materiali preesistenti per inventare delle narrazioni che vengono enunciate o suggerite, ma non sviluppate. Una negazione dell’azione e del movimento in favore della giustapposizione, procedendo quadro per quadro. Ma è proprio nel tempo che intercorre tra un’immagine e l’altra che lo spettatore può costruire mentalmente il proprio film, attività indirizzata da due caratteristiche ricorrenti nel lavoro di Jude ovvero il forte humor e la critica alla violenza serbata nel cuore dell’Occidente.
È una profonda curiosità a muovere gli esperimenti di Francesco Ballo, ieri come oggi. O forse, meglio ancora, è quella capacità di meravigliarsi sempre di fronte al dispiegarsi della realtà, quel thaumazein che diede origine alla filosofia in Grecia. Tra immagini vecchie e nuove, formati di ripresa differenti (MiniDV e 4K) scorrono gli esercizi sulla sparizione (Riverberi di freddo), le capacità primitive del segno (Selva), una domanda sul passato e l’identità (Accostare), una rapsodia di linee di confine (“Nuovo” Ortogonali) e altro ancora, fino al cielo all’imbrunire che chiude l’ultimo frammento di Esperimenti (Raccolta 14). Nell’indugiare sulle punte degli alberi, tra interno ed esterno, possiamo cogliere cosa sia il cielo se accanto non abbiamo alcun riferimento terrestre? E allora, sia: perdersi con Ballo per scoprire di nuovo la ricchezza del nostro bistrattato mondo, fonte inesauribile di forme, elementi, colori, vita. (Lucrezia Ercolani)