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Nati dalla stessa innovazione tecnica e spesso confusi, direct cinema e cinéma vérité sono le due radici del documentario moderno, espressioni entrambi dell’entusiasmo di raccontare la realtà e allo stesso tempi di modi opposti di interrogarla. Nell’anno fatale 1960, Primary di Robert Drew e Cronique d’un été di Jean Rouch ed Edgar Morin stabiliscono modalità e dispositivi che, attraverso una graduale evoluzione e qualche salto radicale, arrivano fino a oggi per mano di grandi maestri come Frederick Wiseman, autrici originali come Claire Simon e giovani innovatori come Massimo D’Anolfi e Martina Parenti.
«Chi ha mai incontrato un io? Se l’io esistesse, non lo si cercherebbe». In bilico tra narcisismo ed estrema sincerità, esiste un cinema che si muove nella direzione suggerita dalle parole di Derrida; un cinema leggero, leggerissimo, povero, ma ricchissimo di invenzioni e di stimoli: è il cinema in prima persona dove chi filma ruota la camera verso di sé per raccontare della propria vita, della storia di sempre, della fatica di viverla, dell’emozione di averla vissuta. Un “cinema-io” in cui il sentire, il racconto del sentire, vale di più del racconto dell’accadere, che non teme, quindi, la parzialità del proprio punto di vista, ma anzi, la rivendica. Dall'autobiografia al diario, passando per l'autoritratto.
La storia del cinema certifica un lungo elenco di distruzioni. Ma c’è chi scava per fare emergere ciò che è stato rimosso: artisti solitari che rielaborano immagini di tempi lontani girate da cineasti e amatori - spesso in decadimento - ma anche recentissime visioni digitali; quello che compiono è un lavoro di creazione a partire dal riutilizzo di materiali filmici. Un cinema di archivio, riuso e reinvenzione: questo è il found footage (letteralmente “pellicola ritrovata”), un modo del cinema del reale che (lo sa chiunque si occupi di documentario) sta producendo una grandissima quantità di opere, di generi: film lirici, strutturali e metrici, opere di détournement, riflessioni sulla materia pellicolare. Ritmi indiavolati. Esplosioni cromatiche.
Che cos’è un dispositivo? No, no, non è solo un device, uno smartphone, una go-pro. È un sistema di potere e un’ipotesi di forma: l’insieme di pratiche, regole, patti, discorsi che intercorre tra la macchina da presa, l’oggetto del suo sguardo, e lo spettatore. Un triangolo: lo avevate considerato? Ogni film (e dunque, soprattutto, ogni film documentario) ha il suo dispositivo. È a partire da qui che l’incontro ripercorre le questioni principali etiche ed estetiche poste dal cinema che oggi interpella la realtà, descrivendone le prospettive e le ipotesi future: da quello che chiamavamo cinema del reale italiano al found footage da YouTube, dal reality show al doc animato, dai documentari di genere al cinema di prossimità.
GLI INCONTRI SI SVOLGERANNO IN ZONA CENISIO.
L'INDIRIZZO SARA' COMUNICATO A PRENOTAZIONE EFFETTUATA.
Raggiungibile con mezzi
- Metro M5 fermata Cenisio
- Bus 78/90/91