Una montagna e un confine da oltrepassare; un viaggio verso una terra ignota, forse in fuga da qualcosa. L’addio ad un mondo, la separazione da cose ed affetti, un canto di speranza.
«Canto della terra» è specchio di un periodo disseminato di perdite e separazioni, di incognite che si riflettono sugli elementi visivi e sonori. Il film si compone infatti di un’unica inquadratura (preesistente) di 38 secondi, reiterata e ingrandita progressivamente, così come il suono - che proviene dalla ripresa stessa - si ripete, alterato. Il loro evolversi diviene narrazione del passaggio di una soglia, del confine tra materiale e immateriale, alta e bassa definizione, figurazione e astrazione. Anche la parola concorre a definire questo spazio ignoto, attraverso una lingua immaginaria che trae origine da lingue di popoli esuli, come quello armeno.
Mauro Santini (Fano, 1965), dal 2000 realizza i suoi film senza sceneggiatura, documentando un vissuto quotidiano in forma diaristica. Da questo metodo nasce la serie dei Videodiari, caratterizzata da un racconto visivo in prima persona; fra questi Da lontano, vincitore nel 2002 dello Spazio Italia del Torino Film Festival, dove presenta successivamente nel concorso internazionale il lungometraggio Flòr da Baixa.
Nel 2012 ha preso parte al progetto Cinema Corsaro realizzando il mediometraggio Il fiume, a ritroso (Festa del cinema di Roma) e, con la co-regia di Giovanni Maderna, il lungometraggio Carmela, salvata dai filibustieri (Mostra del Cinema di Venezia, Giornate degli Autori); nel 2013 partecipa al Festival di Locarno con Attesa di un’estate.
I capitoli della serie Le passeggiate sono stati presentati a Filmmaker Festival dal 2018. Nel 2020 vince il premio Laceno d’Oro con il film Giorno di scuola.