Wuhan, laddove tutto è cominciato, il luogo divenuto, nella narrazione della pandemia, l'origine del trauma che ha sconvolto la nostra epoca. Ma nel film di Shengze Zhu vediamo un'altra città, un tempo che è quello del “prima” con le sue abitudini, i suoi riti, i suoi intrecci spaziali e architettonici in cui la filmmaker sembra cercare nella distanza una memoria che è insieme vicina e remota.
GUARDA IL TRAILER
La regista Jessica Beshir ritrova la sua Etiopia dopo molto tempo. Qui l’altrove viene costantemente invocato grazie all’uso massiccio del khat, un tempo erba sacra ai Sufi che permetteva il contatto con Dio, oggi pervasiva coltivazione fonte di guadagno per l’intera zona. La comunità si disvela a poco a poco attraverso brevi scambi di battute, stralci di sogni e di speranze che vengono però negati da una realtà sorda e dura.
GUARDA IL TRAILER
Ogni anno, nel giorno del suo compleanno, seduta su un divano, Ella deve rispondere alle domande del padre, sempre le stesse, mentre lui la filma. A ogni nuovo appuntamento scopriamo una Ella differente, che dalla bimba con gli occhioni azzurri e i boccoli biondi dei primi anni ci svela la ragazza alle prese con gli interrogativi sul futuro.
GUARDA IL TRAILER
Il signor Bachmann che dà il titolo al film è un insegnante che incontriamo insieme alla sua classe, la 6B della George Büchner, l'ultima prima del passaggio alle superiori. Siamo a Stadtallendorf, città industriale di immigrazione operaia, prima italiana e greca, poi turca e di molti altri Paesi. Nel corso di un anno scolastico assistiamo alle lezioni, scopriamo i metodi di Bachmann ma soprattutto la sua capacità di costruire giorno dopo giorno con i ragazzi un sentimento di comunità che dallo spazio ristretto di quelle mura può arrivare all’esterno, nella loro realtà familiare, sociale, di futuro.
in collaborazione con il Goethe-Institut Mailand
Retour à Reims è un viaggio alla riscoperta di una storia che ci riguarda. Il film è tratto dall’omonimo libro di Didier Eribon e racconta il ritorno dell’intellettuale presso la casa di famiglia in seguito alla morte del padre. Un’occasione per ripercorrere gli avvenimenti che hanno segnato l’esistenza dei suoi parenti, provenienti dalla classe operaia. Périot ha scelto di estromettere dal film gli aspetti più personali e autobiografici del libro per concentrarsi sulla valenza politica della narrazione delle condizioni materiali e non solo dei lavoratori in Francia dagli anni ’50 ai nostri giorni.
GUARDA IL TRAILER
Lo sguardo di un cane, ormai in vecchiaia, diviene un mezzo per osservare il mondo “obliquamente”, non riproducendo quanto già esiste ma dando vita a un universo nuovo, personale e indipendente allo stesso tempo. L'autore lo scompone e ricrea in un sincretismo di formati diversi. In questa visione di ombre emergono alcuni temi: il rapporto con la morte, la psicoanalisi e la sessualità, fino al senso dell’utopia, in un’immersione nella storia italiana degli anni Settanta che procede per suggestioni e domande.
GUARDA IL TRAILER
Un uomo è seduto sul letto e guarda dalla finestra la neve che cade. Appaiono anche i suoi due figli e la loro madre, la stanza al suono di una canzonetta rivela il crimine che si cela in quel nucleo famigliare. È in questo spazio perturbante e rarefatto che si racchiude The Parents' Room, quasi una partitura musicale che si svolge in un solo ambiente e che risucchia lo spettatore nel suo gorgo, di inquietudine e fascinazione al tempo stesso.
GUARDA IL TRAILER
La luce del primo mattino, le strade vuote, un tempo ancora sospeso. Un uomo cammina con serenità, quel percorso gli sembra familiare, come se appartenesse alle sue abitudini. Al tempo stesso ne scopre con meraviglia nuovi dettagli, quasi li vedesse per la prima volta. Ispirato da La passeggiata (Adelphi, 1917) la novella di Robert Walser di cui il regista prova a “tradurre” nel dispositivo cinematografico il sentimento del vagabondaggio come narrazione del mondo.
Il filosofo Gaston Bachelard la chiamava rêverie, l’abbandono alla danza e alla seduzione delle immagini. Non si tratterebbe però di una facoltà privata, conchiusa nella psiche umana, ma piuttosto dell’incontro tra quest’ultima e la materia. Train Again ci parla di questo: quali immagini sono contenute nel ferro e nell’acciaio, nei vagoni, nelle rotaie che costituiscono un treno? Peter Tscherkassky realizza un'indagine che non si ferma all’evoluzione storica, ma procede scavando nelle suggestioni e restituendo la risonanza percettiva che un treno richiama.
Aicha Macky, regista e attivista nata a Zinder, (Niger) torna nel suo Paese per dare voce alle storie dei ragazzi di Kara Kara, suburbio di Zinder, attraverso la relazione tra lei e chi accetta di farsi filmare: un rapporto complesso, specie per una donna, vista la prevalenza maschile che fonda questo mondo e le sue regole.
GUARDA IL TRAILER