Zinder è la seconda città del Niger nel cuore del Sahel, dove sopravvivere è una sfida quotidiana. Sono soprattutto i giovani a soffrire la mancanza di un possibile futuro, specie chi vive nelle zone più povere ed è condannato ai margini. È qui che crescono le gang, le chiamano “Palais” e ne fanno parte i ragazzi di Kara Kara, suburbio di Zinder, che già dalle sue origini è stato bollato come una sorta di “ghetto” – era, infatti, il quartiere in cui venivano relegati i lebbrosi e le persone socialmente più disagiate – ed è uno dei centri principali delle gang, ragazzi che cercano una risposta alla loro rabbia e alla miseria. Aicha Macky, regista e attivista nata a Zinder, torna nel suo Paese per dare voce alle loro storie in una prima persona che nasce dalla relazione tra lei e chi accetta di farsi filmare; un rapporto complesso, specie per una donna, vista la prevalenza maschile che fonda questo mondo e le sue regole. È costruito su una reciprocità, nella geografia spaziale e dei corpi, tra le strade e le cicatrici fisiche della violenza che hanno vissuto, che è ovunque e ha radici antiche, ancorate nell'epoca della colonizzazione.
È dentro questi confini non tracciati che ciascuno dei protagonisti si fa personaggio e assume una presenza che rompe l'anonimato mediatico: c'è chi come Siniya Boy, che fa parte della gang “Palais Hitler”, sogna di aprire un'agenzia di sicurezza; e chi invece, come Bawa, che oggi guida un taxi, continua a essere tormentato dal passato. Ognuno va avanti come può tra commerci illegali come il contrabbando di benzina con la Nigeria o mestieri saltuari. In questo paesaggio a più voci affiora una realtà restituita senza retorica né vittimismo.
Aicha Macky (Zinder, 1982) dopo il master in sociologia inizia gli studi di cinema, il mezzo a suo avviso più democratico per la capacità di raggiungere un alto numero di persone anche analfabete. Frequenta l'African Documentary Film Forum a Niamey e poi l'università Gaston Berger a Saint-Louis, in Senegal. Nel 2011 realizza il suo primo cortometraggio
Moi et ma maigreur a cui segue
Savoir faire le lit (2013). Nel 2016 esordisce nel lungometraggio con
L'arbre sans fruits – premiato in tutto il mondo – nel quale, attraverso la propria esperienza, esplora il tabù dell'infertilità femminile in Niger. Macky è stata anche ambasciatore per Oasis Niger e dal 2021 è tra le promotrici della Yali Film School Fellowship, un progetto che intende costruire con le donne una comunità creativa.
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