Cortocircuito parla delle fratture emotive e di ciò che facciamo per superarle. Spostarsi in un luogo lontano e diverso, imparare una lingua e con essa un modo altro di scorrere del tempo, di vivere le giornate, di appartenere alla comunità. Tornare poi a casa, accorgersi di non aver più guardato il cielo da allora.
Nel mezzo la ferita che tutti abbiamo vissuto, quella della pandemia, con la paura che non sia ancora finita. Cosa possiamo fare? Ballare, parlarne con un’amica, guardare il tramonto – proprio il tramonto è al centro dell’unica ripresa del film, accompagnata dalle parole della regista. Il calar del sole diventa però un’alba, come a significare che dalle ceneri sorgerà un nuovo inizio. È quello che ci stiamo ripetendo, quello in cui speriamo.
Forse l’ansia e la paura sono comunque modi di essere vivi, così come il ricordare con malinconia un periodo ormai concluso e ciò che ha potuto regalarci.
Valentina Manzoni (1994) è una regista e programmatrice cinematografica italo-svizzera che vive a Milano. Nel 2017 ha conseguito la laurea in Belle Arti con una specializzazione in Cinema e Video presso la School of the Art Institute di Chicago. Nel 2016 ha partecipato ad un workshop di regia cinematografica a Cuba, dove ha completato il suo primo cortometraggio di finzione sotto la guida del regista iraniano Abbas Kiarostami, Juego – o una película con Katherine. Nel 2019 ha partecipato a un workshop al Festival di Locarno con Béla Tarr, occasione nella quale ha realizzato il cortometraggio Un’altra volta.