Il diario della nonna mai conosciuta, i ricordi della madre, un lessico famigliare che si mescola a frammenti di altre narrazioni, compongono il racconto del film in cui si specchia un immaginario femminile, insieme intimo e universale. Ada, la protagonista, si lascia trasportare dal mare in cui nuota, un movimento che le permette di ripercorrere la sua vita, la giovinezza, l'unico amore, la nascita della figlia e la fine del matrimonio che vive come un lutto senza più speranza. Nell'acqua è sospesa tra presente e passato ritrovando il suo “io” più profondo, la parte di sé bambina, la sua innocenza, la spensieratezza, lo stupore. Chi è Ada con le sue parole di commozione, di gioia, di rabbia, di dolore? Quale donna possibile, quale esperienza, che groviglio di cultura, di ossessioni, di fragilità?
Utilizzando l'archivio, anche privato, come un “luogo della memoria” la regista esplora un arco temporale che va dagli anni Quaranta a oggi; il passare del tempo viene restituito attraverso il cambiamento dei formati delle immagini, dalla pellicola al digitale, fino alle riprese col cellulare restituendo così anche una storia dei film di famiglia.
Caterina Biasiucci (Napoli, 1995) si laurea in Lingue Lettere e Culture Comparate all'Orientale di Napoli. Nel 2014 frequenta Filmap, l'Atelier di cinema del reale coordinato da Leonardo Di Costanzo, lo stesso anno realizza il suo primo corto, 668. Il successivo Appunti sulla mia famiglia (2017) viene presentato nel concorso Prospettive di Filmmaker e vince il premio al miglior documentario nel 2018 al Napoli film festival.
Nel 2020 vince il Premio Zavattini col progetto
Il mare che non muore.
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