La telecamera di controllo a caccia del vandalo che distrugge la macchina del padre del regista scopre la vita di un quartiere. E ne fa un ritratto tra ricordi privati e la storia della Palestina.
Ken Metoxen, nativo americano a Parigi, ci rivela una città invisibile di rifugiati. Accanto a lui Kowalski tratteggia un paesaggio in cui il “mito americano” si fonde nel presente.
Un bar a Cartagena, la macchina da presa si muove fra le persone, ascolta le loro parole. È il 1992 di una Spagna inquieta, in uno split screen col tempo López Carrasco ci porta a oggi.
Impa è la più antica fabbrica “recuperata” di Buenos Aires, una città nella città con una scuola popolare che offre lezioni a coloro che il sistema dell'istruzione tradizionale lascia indietro.
Damien fa “una vita a parte”. Cerca di uscire dall'eroina, è impigliato in un rapporto di dipendenza con la madre. A raccontare il suo tempo sospeso è lo sguardo della sorella.
Sasha, otto anni, si sente una bambina ma il mondo si ferma al suo corpo maschile. Nel ritratto del suo personaggio il regista interroga le questioni di gender e il senso di essere se stessi.
Amel Alzakout, artista siriana, naufraga su una barca di scafisti con cui cercava di arrivare in Europa. In acqua la sua telecamera continua a filmare i corpi senza volto in attesa.
La regista torna in Marocco, dove è nata, cercando le tracce della presenza ebraica nel Paese. E le scopre sulle strade della “Ziyara”, la visita ai santi venerati dai musulmani e ebrei.