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16 - 24
NOVEMBRE 2024
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CONCORSO INTERNAZIONALE
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ZIYARA

prima italiana

Francia, Marocco, Belgio 2020
HD, colore, 99'
v.o. Arabo, Francese, Inglese

REGIA:
Simone Bitton
 
SCENEGGIATURA:
Simone Bitton
 
FOTOGRAFIA:
Jacques Bouquin
 
SUONO:
Ghita Zouiten
 
MONTAGGIO:
Dominique Pâris
 
PRODUTTORE:
Thierry Lenouvel
Lamia Chraibi
Olivier Dubois
 
PRODUZIONE:
Cinesud Promotion
LA PROD
Novak Prod
 
CONTATTI:
theo.lionel@thepartysales.com
 
ZIYARA
“Ziyara” è la visita ai santi, una tradizione popolare che sfugge ai dogmi - difatti è malvista dal wahabismo - comune sia agli ebrei che ai musulmani marocchini. I santi sono saggi, eruditi, mistici sufi, guaritori, appaiono nei versi della Torah e in quelli del Corano, le visite alle loro tombe portano lontano dagli obblighi quotidiani. Quei giorni di preghiera diventano così anche una festa di incontri, immersione nella natura, felicità. E una “Ziyara” è il nuovo film di Simone Bitton, on the road in forma di saggio attraverso il Marocco dove è nata, a Rabat, e ha vissuto prima che, quando era bambina, la sua famiglia lo abbandonasse come molti altri ebrei della regione. Un esodo imponente, che ha cancellato la presenza ebraica nel Paese, passata da duecentomila persone nei primi anni Sessanta a qualche migliaio oggi. 
Il punto di partenza è il cimitero di Rabat, in cui la regista prova a rinvenire le tombe dei parenti; da lì si muove seguendo una mappa dei santi che la porta in villaggi o piccoli centri spesso quasi disabitati dove il santo veicola pellegrini da ogni parte del mondo, ancora oggi ebrei e musulmani. Bitton scopre ciò che resta dei vecchi quartieri ebraici, trova l'eredità di maestre e maestri ebrei in una scuola adesso musulmana, parla coi custodi dei santi, donne e uomini, che tramandano un'antica tradizione familiare. E questa sua geografia di incontri ne fa affiorare un'altra più segreta, quella di un medio oriente in cui convivenza e scambi culturali erano ancora possibili.

Simone Bitton (Rabat, 1955) ha studiato cinema in Francia, diplomandosi all'IDHEC. I suoi film esplorano la storia e i conflitti del Medio Oriente e del Nord Africa attraverso ritratti di scrittori, musicisti, intellettuali – come accade in Mahmoud Darwich: et la terre comme la langue (1997), sul grande poeta palestinese. O in Ben Barka: l'equation marocaine (2001), che attraverso la vita – e la morte – di uno dei protagonisti della lotta per l'indipendenza marocchina riformula una riflessione su colonialismo e post-coloniale. Ma anche utilizzando gli archivi per una nuova lettura del presente: Palestine, histoire d'une terre (1993). In Mur (Il Muro, 2004), premiato in numerosi festival internazionali, indaga la costruzione del muro voluto da Israele in Cisgiordania interrogando la propria identità di ebrea e araba. Rachel (2009) è un'inchiesta durissima sull'uccisione dell'attivista Rachel Corrie a Rafah, da parte dell'esercito israeliano.
 
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