La terra desolata è l'aridità di un incontro amoroso tra un uomo e una ragazza, che riflette su quanto è accaduto. Una voce fuori campo le pone delle domande: è pentita? Si sente in colpa? Si sente violentata? Più che un trauma il rapporto sembra avere creato un vuoto del desiderio, l'assenza di piacere e di senso.
“Alzate la testa” recita un manifesto con il volto di Yuri Gagarin sullo sfondo dello spazio: siamo nel centro abitato di Baikonur, base spaziale ex sovietica e oggi russa, nel cuore del Kazakistan dove tutto – anche la fede – sembra essere rivolto all'esplorazione dello spazio.
L’eremita è una figura scissa a livello archetipico: da un lato, vive intensamente la crisi che in lui si è prodotta cercando di riplasmare completamente il proprio essere; dall’altro, in termini opposti e conflittuali, rimpiange ciò che di bello è andato perduto nel proprio passato, o quantomeno le relazioni che non sono state risolte.
In un'area di sosta a Bolzano si incontrano i camionisti che attraversano l'Italia per raggiungere altri paesi europei, vivendo lunghi mesi sulla strada. La maggior parte vengono dall'Est e i camion per loro rappresentano vere e proprie case in miniatura. Ognuna delle loro storie apre uno spiraglio su un mondo: la passione per il proprio camion, le difficoltà, la fatica e anche l'amore.
Due cortigiane trovano sulla riva del mare una statua e decidono di portarla in città per renderla monumento che esprima gli ideali della comunità che vogliono imporre agli altri cittadini. Inizia una contesa che porterà infine alla distruzione della statua.
Un orto biodinamico fra i palazzi di Ponticelli, nella periferia est di Napoli, ospita la comunità Lilliput. Siamo in un centro diurno dove lavorano insieme e a contatto con la natura persone affette da dipendenze e ex carcerati.
Debora Omassi è una scrittrice (ha esordito, nel 2016, con la raccolta di racconti Fuori si gela edita da Fernandel). La vediamo firmare un contratto di pubblicazione con una casa editrice. Dopo la gioia per il traguardo raggiunto subentra, inevitabile, la fase di razionalizzazione che dà il via a un crescente disincantamento.
“I genitori non te li scegli. Nemmeno il posto in cui nasci”, esordisce la giovane voce narrante della protagonista. Il posto è la periferia di Salerno, i genitori una famiglia tradizionale e devota. Ma come spesso accade anche tra loro ci sono segreti e molte mancanze.
Il cinema può arrivare a farci vedere le cose non solo “di nuovo”, ma “come per la prima volta” (facendosi gesto capace di riconfigurare palingeneticamente il mondo), evidenziando aspetti inediti che ci permettono una vera e propria reinterpretazione della realtà alla luce di quanto appare sullo schermo.
Uomini coperti da neri abiti confraternali, usciti da una chiesa, trasportano una grossa croce di ferro e legno e si incamminano senza accompagnatori, senza una banda e senza corteo. La reliquia di mondo residuale, sfuggito al moderno che convive con la minaccia della distruzione e con il bisogno di salvezza ad essa congiunto.
Una giornata nella vita delle sorelle Paola e Cira e della zia Stefania, dal risveglio la mattina all'ultima sigaretta prima di andare a letto, dopo essere state tutte insieme a ballare in discoteca.
Una stanza da studenti, il mercato sotto casa, l'ippodromo, la discoteca e i ricordi di un'infanzia spagnola. Normali associazioni, immagini e racconti di un'estate. Ma anche storie di soprusi e torture, omicidi violenti, lo stupro usato come arma di guerra, lettere di detenuti che vorrebbero ricostruirsi una vita normale.
Un film sulla storia individuale, e conseguentemente una riflessione sulla Storia collettiva, quella che come genere umano ci vede tutti ugualmente partecipi. Un racconto sull’umanità, vista come fosse un unico organismo omnicomprensivo.