Il gioco comico dell’inseguire a distanza ravvicinata come in un percorso contorto però con precise ortogonali che distanziano lo sguardo dal mare degli equivoci. Volutamente a fuoco.
In apertura ritmo sull’adagio. Poi sull’andante forte e comico. Per ritornare a un lento sfinimento come in una fantastica partita di tennis dove i contendenti e il campo sono sfuocati nell’orizzonte di una profondità che non è del tutto negata.
Un film volutamente sonoro per le voci apparentemente ridondanti, ma con tonalità diverse, che non si fondono per nulla con le immagini se non soltanto come ombre emergenti da un viaggio “che non avrà mai termine”.
Jason è nero, gay, si prostituisce: quello che oggi è considerato la prima grande “movie star” nera e omosessuale era un paria nell'America degli anni Sessanta. Stretto in un completo elegante, si racconta a Clarke e alla sua crew.