Siamo nel Centro di Prima Accoglienza Città Giardino, nell'entroterra siciliano. Il Centro però sta per chiudere, e gli unici ospiti rimasti sono sei ragazzini tra i quattordici e i diciotto anni. Arrivano dall'Africa, hanno attraversato il deserto e il Mediterraneo, e ora sono qui: immobili, in attesa che arrivi un permesso, un visto, un ordine di trasferimento che li conduca altrove.
Sulla pellicola è “imprigionata” la memoria: i parenti scomparsi, gli irripetibili momenti del passato ai quali il pensiero è spesso rivolto, i luoghi come erano e non sono più. Lo scorrere del tempo si riflette anche nelle tracce “incise” su quelle pellicole che custodiscono una memoria non più individuale ma collettiva.
La quotidianità di una famiglia di coloni: i genitori Gedalia e Shira, che è incinta, e i loro cinque figli piccoli. Costruire la propria casa, allevare le capre, andare in città per chiedere un po' di elemosina. Una vita semplice e libera dalla schiavitù del denaro secondo Gedalia, che al suo interno nasconde però tutte le contraddizioni e la violenza dell'occupazione israeliana nei territori palestinesi.
Dentro casa per Luciano i giorni scorrono tutti uguali. Agli arresti domiciliari, mentre sconta la pena, fa passare la noia immaginando la sua vita appena sarà finalmente libero di lasciare le quattro mura domestiche che sono la casa dei suoi genitori.
Ascoli Satriano è una piccola cittadina della Puglia, in provincia di Foggia, le cronache raccontano che nel dopoguerra è stato uno dei centri più attivi nella battaglia contro il latifondo e la mezzadria. Poi come in tanti altri paesi italiani i suoi abitanti hanno cominciato a emigrare verso nord, e oggi chi è rimasto - come chi è partito - lo descrive con tre parole: “Qui non c'è niente".