Cookie Consent by Privacy Policies Generator website FilmMakerFest - FMK2023: SCOPRI IL CONCORSO INTERNAZIONALE
FESTIVAL INTERNAZIONALE DI CINEMA DAL 1980
17 NOVEMBRE - 27 NOVEMBRE 2023
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FMK2023: SCOPRI IL CONCORSO INTERNAZIONALE

Filmmaker Festival è pronto a dare il via alla sua edizione 2023, tornando in luoghi milanesi ormai consolidati e altri che sono solo apparentemente nuovi (come l’Anteo, casa delle prime edizioni degli anni ’80). Una voglia di esplorare e “sconfinare”, fra le arti, fra i linguaggi, fra le città, che è alla base di un programma capace di guardare ai titoli più interessanti sul mercato senza allontanarsi dalla sua vocazione alla sperimentazione più libera e audace.

Anche quest’anno un’offerta ricchissima, distribuita dal 17 al 27 novembre e articolata in nove sezioni: Concorso Internazionale, Concorso Prospettive, Fuori concorso, Fuori Formato, Filmmaker Expanded, Filmmaker Moderns, Teatro Sconfinato più i progetti di Strade perdute e La lunga vita delle parole: scrittori, romanzi e film, un esperimento che mette in dialogo scrittori e film, Filmmaker e BookCity. Il tutto per un totale di 48 titoli di cui 21prime mondiali, 15 prime italiane e due masterclass. Claire Simon, con Our Bodies, e Stefano Savona, con Le mura di Bergamo, sono gli autori scelti quest’anno per incontrare il pubblico in quei momenti di confronto che sono imprescindibili per Filmmaker.

Si apre e si chiude con due autrici italiane fra le più interessanti e osservate degli ultimi anni: Alice Rohrwacher con La Chimera inaugurerà venerdì 17 novembre all’Arcobaleno Film Center (21.30), film attesissimo e che arriva in anteprima a Milano sull’onda dell’entusiasmo raccolto a Cannes e a Roma; mentre sarà Monica Stambrini a chiudere Filmmaker con il suo CHUTZPAH Qualcosa sul pudore, film che racconta il momento di passaggio di una donna, la regista stessa, dopo la fine di una relazione d'amore.  

IL CONCORSO INTERNAZIONALE

Anche quest’anno il nostro Concorso Internazionale prova a costruire una mappa del tempo presente per rivolgere lo sguardo al futuro. Dieci titoli, tutti in anteprima italiana o mondiale, nei quali giovani autori e nomi di primo piano del panorama cinematografico mondiale  azzardano nuove traiettorie dell'immaginario e diverse narrazioni del mondo senza distinzioni di formato, genere o durata. Chiamata a visionare e decretare i titoli vincitori la giuria composta da Stefano Savona (regista), Marianna Schivardi (regista), Lucia Tozzi (studiosa indipendente di politiche urbane).

Fra loro tre amici di Filmmaker: Sylvain George, vincitore della scorsa edizione con Nuit obscure - Feuillets sauvage, in Nuit obscure – Au revoir ici, n'importe où compone un nuovo capitolo nella sua ricerca di una forma estetica e politica in cui restituire una narrazione dei migranti e del nostro tempo. Se nel precedente film i protagonisti erano adulti, in questo che lo porta di nuovo a Melilla, frontiera tra Europa e Africa, al centro vi sono i bambini che trasformano quasi in un gioco la loro lotta per la sopravvivenza.

Elvis Ngabino, già nella competizione di Filmmaker 2020 con il suo sorprendente esordio Makongo, con Le Fardeau, unendo documentario e drammaturgia, ci porta di nuovo nella sua Repubblica Centrafricana. La storia di Rodrigo e Reine, condannati dalle norme sociali alla solitudine e alla paura, conferma la vitalità di un nuovo cinema africano che vuole confrontarsi senza stereotipi con la propria realtà. Deborah Stratman, Premio della Giuria a Filmmaker nel 2016 per The Illinois Parables, in Last Things immagina un'indagine del nostro pianeta dal punto di vista delle pietre, tenendo come riferimenti cardinali le voci off della geologa Marcia Bjørnerud e della cineasta Valerie Massadian che recita un racconto fantascientifico ispirato a due novelle di J.H Rosny, pseudonimo dei fratelli Boex.

L'uso distorto della natura e la devastazione ambientale caratterizzano anche Valley Pride di Lukas Marxt, nel quale l'autore mette in luce gli effetti dello sfruttamento agroalimentare e della monocultura nel sud della California.

Accomunati dalla scelta del 16mm, che attraversa diverse opere nel centenario del formato, e dall'investigazione di un territorio, Being in a Place-A Portrait of Margaret Tait di Luke Fowler e El Chinero, un cerro fantasma di Bani Khoshnoudi instaurano nel concorso una sorta di dialogo a distanza: Fowler cerca di ritrovare l'arte della regista e poeta Margaret Tait nel paesaggio delle isole Orcadi, nel nord della Scozia, dove Tait abitava, guidato dalla sua stessa voce narrante. Khoshnoudi, artista iraniana della diaspora che ha vissuto a lungo in Messico, esplora invece il deserto messicano a partire dal nome di una montagna, “El Chinero” per ricostruire la fuga e la morte di migliaia di asiatici dalle persecuzioni razziali di cui non rimangono tracce ufficiali.

L'archivio è il punto di partenza di Background di Khaled Abdulwahed e di Loving in Between di Jyoti Mistry. Se nel primo l'autore cerca di riempire la mancanza di immagini del padre, rimasto in Siria da dove lui è fuggito per la guerra, per ritrovare la sua presenza tanti anni prima nella Germania dove adesso vive, il secondo costruisce una sorta di “archivio ottimista” intorno all'amore. Mescolando gli immaginari di diverse epoche, Mistry ne restituisce un'idea oltre il gender, che travalica norme sociali e tabù.

L’Italia è rappresentata da due titoli, entrambi in prima mondiale: L'albume d'oro di Samira Guadagnuolo e Tiziano Doria, una “fantasia” che nel bianco e nero in 16 mm produce il cortocircuito fra arcaico e futuribile; Banzavois in cui Lorenzo Casali racconta ascesa e caduta della fabbrica di motori Isotta Fraschini a Saronno lasciando la parola agli operai e alle loro lotte. A queste si uniscono le storie delle piante esotiche cresciute in quegli spazi abbandonati, convocando umano, macchina, natura nel racconto filmico e fra i giochi linguistici di Gadda, che ispirano il titolo, recitati da Elio de Capitani.

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