Cookie Consent by Privacy Policies Generator website FilmMakerFest - EL CHINERO, UN CERRO FANTASMA di Bani Khoshnoudi
FESTIVAL INTERNAZIONALE DI CINEMA DAL 1980
17 NOVEMBRE - 27 NOVEMBRE 2023
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EL CHINERO, UN CERRO FANTASMA di Bani Khoshnoudi

domenica 19 novembre

CINETECA MILANO ARLECCHINO
ore 18.00
 

alla presenza dell'autrice

prima italiana
 

Francia, Messico, 2023
16mm, b/n, 11'
V.O.Inglese, Spagnolo

 

REGIA
Bani Khoshnoudi

FOTOGRAFIA
Bani Khoshnoudi

MONTAGGIO
Bani Khoshnoudi

MUSICA
Andy Moor

PRODUZIONE
Pensée Sauvage Films

CONTATTI
bani@penseesauvagefilms.com

EL CHINERO, UN CERRO FANTASMA di Bani Khoshnoudi

Agli inizi del Novecento centinaia di migranti asiatici muoiono nel deserto della Bassa California, non lontano dal confine con gli Stati uniti cercando di fuggire le persecuzioni razziali in Messico. Di tutto questo non vi è alcuna traccia né documentazione storica se non nelle leggende che si raccontano sul nome dato alla montagna che sovrasta quel luogo, a 140 kilometri dalla città di Mexicali: El Chinero. Bani Khoshnoudi inizia qui la sua ricerca per costruire una memoria possibile, una sorta di archivio “reinventato” con cui restituire al mondo una storia che rivela il razzismo mascherato dalla rivendicazione di una “identità nazionale” E che nella sua “invisibilità” crea un immediato riferimento al presente dei migranti, della guerra, della repressione politica, dei regimi totalitari. Una linea che si tende dal Messico all'Iran, seguendo ancora una volta quella trama dello sradicamento e dell'invisibile storico che attraversa la sua ricerca. “Delle immagini per non dimenticare questo luogo” - si legge in uno dei cartelli nel film. Il luogo, dunque, parla e diviene la materia per costruire una possibile narrazione in cui si sovrappongono leggenda, racconto orale, fantasmagorie; fino a imprimere la propria natura sulla materia filmica, la pellicola del film – girato con una Bolex - “contaminata” dagli elementi organici del deserto. Nel bianco e nero accompagnato dalla chitarra elettrica di Andy Moor le immagini come in un western rendono il paesaggio storia mutando il senso alla sua iconografia in un costante dialogo con la violenza della contemporaneità. (Cristina Piccino)

 

Bani Khoshnoudi (Teheran, 1977) ha lasciato con la sua famiglia l'Iran dopo la Rivoluzione del 1979 per l'America. Ha studiato all'università di Austin, in Texas, per poi partecipare all'Indipendent Study Program del Whitney Museum of American Art di New York. La sua ricerca artistica si muove fra cinema, fotografia, installazioni. Nelle sue opere esplora il tema dell'esilio, la modernità e la sua violenza. Tra il 1988 e il 2003 realizza i primi corti premiati in diversi festival – Life Suspended (1998); Memory (1999); Pineapple (2000); The New Criminals of Europe (2003). Del 2005 è Transit a cui segue A People in the Shadows (2008). Ziba (2012) il suo primo lungometraggio viene sviluppato alla Cinéfondation di Cannes. Nel 2014 rivela di essere la regista di The Silent Majority Speaks,presentato nel 2010 a firma dell'anonimo Silent Collective in cui il racconto delle elezioni politiche del 2009 in Iran e del movimento di opposizione dell'Onda verde porta a ripercorrere le istanze rivoluzionarie nella storia iraniana. Da quel momento non potrà più tornare in Iran. Nel 2016 realizza per il Centre Pompidou Transit(s): Our Traces, Our Ruines presentato con la performance di Valentina Campora. A Città del Messico, dove ha vissuto è ambientato il suo secondo lungometraggio, Fireflies (2018) a cui segue Benizit (2019). Attualmente abita a Parigi.

 

 

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