venerdì 24 novembre
	
	CINETECA MILANO ARLECCHINO
	ore 21.30
prima italiana
	Austria, Sudafrica, 2023
	2K , colore, b/n, 19’
	V.O. Inglese
	 
	REGIA
	Jyoti Mistry
	SCENEGGIATURA
	Jyoti Mistry
	MONTAGGIO
	Nikki Comninos
	MUSICA
	Nishlyn Ramanna
	SUONO
	Peter Cornell
	VOCI
	Napo Masheane
	Kgafela oa Magogodi
	ANIMAZIONI
	Stephen Galloway
	Jano Booysen
	PRODUZIONE
	Süd Nord Film, Blackboard Trust None
	PRODUTTORE
	Florian Schattauer
	CONTATTI
	floschatt@yahoo.com

Dopo When I Grow Up I Want to Be a Black Man (2017) e Cause of Death (2020) con i quali ha affrontato i temi del rapporto tra sessismo e femminicidio e della violenza razzista, la sudafricana Jyoti Mistry chiude con Loving in Between questa sua trilogia, prendendo spunto da Advice una poesia di uno dei più importanti esponenti dell’Harlem Renaissance, Langston Hughes: “Folks, I’m telling you,/ birthing is hard/ and dying is mean –/ so get yourself/ a little loving/ in between”. Testi destrutturati, recitati, seguendo i dettami della Beat performance o degli spoken word, da altri due artisti sudafricani Kgafela oa Magogodi e Napo Masheane, e ritmati dalle note di “Diga Diga Doo”, standard jazz del 1928 qui reinterpretato dal compositore Nishlyn Ramanna che con Mistry aveva già collaborato in film precedenti. A questo impianto sonoro si accompagnano le immagini che raccontano una sorta di “archivio ottimista”, che spaziano dai film di Cretinetti del 1911 ad anonimi film lesbo-porno degli anni ’70; da immagini che mostrano uomini che combattono incontri di pugilato a persone che fanno l’amore tra le dune, donne al mare o che prendono il tè o monache di clausura che si baciano appassionatamente, mentre stormi di uccelli, pesci, foglie o conchiglie irrompono sullo schermo e volano oltre l’inquadratura. Un amore vissuto con naturalezza, che travalica norme sociali e religiose e tabù. Un amore che ha la capacità di emanciparci, che ha la forza e il potere di cambiare il nostro atteggiamento nei confronti della vita, nel poco tempo che passa tra la nascita e la morte. (Antonio Pezzuto)
Jyoti Mistry (Durban, 1970) lavora con il cinema unendo alla pratica cinematografica la ricerca installativa, in modo che le sue immagini possono essere ricontestualizzate anche al di fuori dello schermo in gallerie e altri luoghi. I suoi film sono stati presentati in numerosi festival internazionali, tra cui Locarno, Rotterdam, Durban, Toronto, e alla Kunsthaus di Zurigo, al Museum der Moderne di Salisburgo e alla Kunsthalle di Vienna. È stata artista in residenza alla Netherlands Film Academy di Amsterdam e al California College of the Arts di San Francisco. Tra i suoi lavori We Remember Differently (2005); I Mike What I Like (2006); Le loeuf sur le toit (2010) 09:21:25; (2011) Impunity (2014). Attualmente insegna cinema all'Università di Göteborg. Fra le sue pubblicazioni, Race, Memory, Imagination (2012), una raccolta di saggi che esplora la complessità dell'identità razziale in Sudafrica. Regimi dello sguardo: film e femminismi in Africa(2015). Places to Play: practice, search, pedagogy (2017) sull'uso dell’archivio come elemento esemplare per ripensare le immagini coloniali attraverso pratiche cinematografiche “decolonizzate”. Ha co-curato un numero speciale del Journal of African Cinema: Film as Research Tool: Practice and Pedagogy (2018).