Una pagina bianca, tanto quanto uno schermo, è abitualmente ciò che viene “prima” della storia, la superficie che deve essere riempita, un destino ancora da scrivere. Non è così per Francesco Ballo, che rinnova il suo dialogo con Filmmaker presentando alcuni film realizzati a partire dallo scorso anno.
«Quando faccio un film non penso troppo ai significati che ci possono essere. Non c'è niente di “ideologico”, un mio film non è una dimostrazione sull'arte o sulla filosofia anche se è frutto di un ragionamento e di un lavoro molto lunghi» (Béla Tarr). È quanto attraversa Le armonie di Werckmeister, dall'iniziale piano sequenza di circa dieci minuti in cui degli ubriachi parlano dei pianeti e dell'eclisse davanti agli occhi di Janos, un giovane uomo innocente e spaesato.
Merlyn è una persona trans che condivide l'appartamento nella periferia di Belgrado con Sanela, che fa la prostituta. Dzoni è appena tornato dal fronte della guerra di Bosnia, un po’ di sesso è quello di cui ha bisogno per superare la violenza e il machismo della guerra. Ispirato alla figura di una sex worker trans incontrata a Belgrado dal regista, il film celebra le vite della comunità lgbtq nella Jugoslavia del tempo con l'intenzione di spingere le persone a una liberazione in un paese molto conservatore. La sua realizzazione durante la guerra dei Balcani, quando le sanzioni internazionali rendevano difficile anche solo trovare una videocamera, è stata una vera scommessa.