Cookie Consent by Privacy Policies Generator website FilmMakerFest - LE ARMONIE DI WERCKMEISTER di Béla Tarr
FESTIVAL INTERNAZIONALE DI CINEMA DAL 1980
17 NOVEMBRE - 27 NOVEMBRE 2023
EN
FILMMAKER MODERNS
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LE ARMONIE DI WERCKMEISTER di Béla Tarr
giovedì 24 novembre

ARCOBALENO FILM CENTER sala 2

ore 21.30
alla presenza dell'autore


Ungheria, Francia, Germania, Italia 2000
35mm, b/n, 145'
V.O. Ungherese
 
REGIA
Béla Tarr
 
SCENEGGIATURA
Lázló Krashanhorkai, 
Béla Tarr
 
FOTOGRAFIA
Patrick de Ranter, 
Miklós Gurbán
 
MONTAGGIO
Agnes Hranitzky
 
MUSICA
Miháli Vig
 
INTERPRETI
Lars Rudolph,
Peter Fitz,
Hanna Schygulla
 
PRODUTTORI
Franz Goëss,
Paul Saadoun,
Miklos Szita,
Joachim vin Vientinghoff
 
CONTATTI
stefano.jacono@moviesinspired.com
LE ARMONIE DI WERCKMEISTER di Béla Tarr
«Quando faccio un film non penso troppo ai significati che ci possono essere. Non c'è niente di “ideologico”, un mio film non è una dimostrazione sull'arte o sulla filosofia anche se è frutto di un ragionamento e di un lavoro molto lunghi» (Béla Tarr). È quanto attraversa Le armonie di Werckmeister, dall'iniziale piano sequenza di circa dieci minuti in cui degli ubriachi parlano dei pianeti e dell'eclisse davanti agli occhi di Janos, un giovane uomo innocente e spaesato.
Il luogo è un villaggio senza nome nella pianura ungherese da cui non usciremo mai, la cui vita quotidiana è sconvolta dall'arrivo di un circo. Nonostante il freddo intenso la gente si riversa in strada per vedere l'attrazione promessa: la carcassa di una enorme balena. Nel camion che trasporta l'animale si rifugia anche un uomo misterioso, il Principe, del quale si vede solo l'ombra, che si esprime in una lingua sconosciuta e predice la distruzione. La tensione cresce fino a esplodere con una terribile violenza. 
Ogni inquadratura è un mondo, i personaggi vi abitano, lì si incontrano, si separano, intrecciano crudelmente i loro destini. La realtà vibra in un'armonia delle cose che non esiste, che forse è esistita in un passato remoto. Quello che l'occhio della balena (della macchina da presa? Dello spettatore?) restituisce è l'eterna storia dell'universo. (Cristina Piccino)

Béla Tarr (Pécs, 1955) gira i suoi primi film a sedici anni. In seguito lavora ai Bala´zs Be´la Stu´dio´, la più importante produzione in Ungheria di cinema sperimentale, dove realizza il suo primo lungometraggio: Családi tzüfészek (Nido familiare, 1977), a cui segue il cortometraggio Hotel Magnezit (1978). Studente negli stessi anni all'Accademia di Teatro e di Cinema di Budapest, nel 1981 è tra i fondatori di Ta´rsula´s Filmstu´dio´, e dal 1985, l'anno della sua chiusura, lavora come regista indipendente. In questo periodo realizza: Szabadgyalog (L'outsider, 1981); Macbeth (1982); Panelkapcsolat (Rapporti prefabbricati, 1982). Öszi almanach (Almanacco d'autunno, 1985) è in concorso al Festival di Locarno. Nel 1988 Karhozat (Perdizione) – «la storia di un tradimento», lo afferma a livello internazionale. Tra il 1989 e il 1990 vive a Berlino come artista in residenza alla DAAD Berliner- Ku¨nstlerprogram, e dal 1990 al 2011 è docente alla DFFB – la Scuola di Cinema e Televisione di Berlino. Nel 1994 realizza dal romanzo di Lázló Krashanhorkai Satantango, presentato al Forum della Berlinale dove viene premiato col Caligari Award. Seguono il corto Journey on the Plain (1995); Werckmeister harmóniák (Le armonie di Werckmeister, 2000).
Nel 2003 fonda la casa di produzione indipendente TT Filmmuhely con la quale produce i suoi ultimi film e anche diverse opere di altri registi.
A londoni férfi (L’uomo di Londra, 2007) viene presentato in concorso al Festival di Cannes. Con A torinói ló (Il cavallo di Torino, 2011), Orso d'argento alla Berlinale, annuncia il suo ritiro dal cinema. L'anno seguente avvia a Sarajevo la Film Factory di cui è direttore e docente fino al 2016. Nel 2017 allestisce all'Eye Filmmuseum di Amsterdam la mostra Till the End of the World. L'installazione Missing People (2019) presentata a Vienna, al Wiener Festwochen, lavora tra performance e immagini.
 
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