Merlyn è una persona trans che condivide l'appartamento nella periferia di Belgrado con Sanela, che fa la prostituta. Dzoni è appena tornato dal fronte della guerra di Bosnia, un po’ di sesso è quello di cui ha bisogno per superare la violenza e il machismo della guerra. «Merlyn cerca di portare la pace nei Balcani, giocando e scherzando con molti ragazzi serbi. Merlyn è un parafulmine che protegge Belgrado, calma i violenti falchi notturni, gli spendaccioni eleganti, gli uomini tristi e solitari, i giovani stalloni arrapati, assorbendo tutta quell’energia che altrimenti andrebbe a colpire ragazzine, madri sole e donne anziane indifese. Tutta questa energia, assieme all’uso delle armi, porterebbe inevitabilmente a spargimenti di sangue. Merlyn raffredda il sangue bollente dei violenti Dinaridi e lo riempie di amore. Johnny torna dalla guerra a casa, a Belgrado. Le sue intenzioni sono apparentemente simili, anche lui vuole raffreddare il sangue bollente, ma lo fa bucando i corpi degli altri con proiettili e coltelli. Questo film è un trattato sui modi diversi usati da Merlyn e Johnny per risolvere i conflitti» (Želimir Žilnik). Ispirato alla figura di una sex worker trans incontrata a Belgrado dal regista, il film celebra le vite della comunità lgbtq nella Jugoslavia del tempo con l'intenzione di spingere le persone a una liberazione in un paese molto conservatore. La sua realizzazione durante la guerra dei Balcani, quando le sanzioni internazionali rendevano difficile anche solo trovare una videocamera, è stata una vera scommessa. (Cristina Piccino)
Želimir Žilnik (Nis, 1942) è regista e sceneggiatore, in oltre 50 anni di carriera ha diretto circa 60 film tra corti e lungometraggi, finzioni e documentari presentati e premiati nei maggiori festival internazionali. Il suo esordio, Early Work (Opere giovanili, 1969) sul movimento studentesco del '68, vince l'Orso d'oro alla Berlinale. Tra i fondatori dell'Onda nera jugoslava, gruppo di cineasti autori di un cinema formalmente spericolato e apertamente critico verso la società jugoslava del tempo, negli anni Settanta dopo i problemi con la censura per Freedom or Cartoons (1972) si “esilia” in Germania dove produce sette documentari oltre a Paradise (1976). Torna in Jugoslavia negli anni Ottanta, lavora per la televisione di Belgrado e Novi Sad, e nel 1984 realizza il film autobiografico Second Generation a cui seguono Pretty Woman Walking trough the City (1985) e The Way Steel was Tempered (1988). Nel corso degli anni Novanta denuncia la violenza e il cataclisma politico che investe i Balcani in Tito's Second Time Among the Serbs (1994) e Marble Ass (1995). Le sue opere più recenti si concentrano sugli effetti dell'attuale capitalismo e sulla condizione dei rifugiati e dei migranti, da Fortress Europe (2000) alla serie di Kenedi a The Most Beautiful Country in the World (2018).