Il cielo blu sugli striscioni rossi, tracce di passi nella neve, un uomo che lotta disperatamente col suo maglione: La scala a pioli, uno dei primi film di Ballo filmmaker – realizzato tra il 1969 e il 1970 – vive nelle sperimentazioni del tempo, che poi sono le passioni del suo autore, coltivate nei cineclub o in quei circuiti cinefili che si “passavano” le scoperte dell'underground: Brakhage, Mekas, Bargellini. Ma anche, per lui, Glauber Rocha di Antonio das Mortes, il western, lo slapstick, il noir, l'amato Buster Keaton: “Quando ero un critico mi sentivo già un cineasta” dice oggi Francesco Ballo. Non sono infatti “citazioni” le sue ma veri e propri “attraversamenti”dello spazio e del tempo del cinema per rivelarne nei tagli di ogni inquadratura e nel montaggio punti di fuga inediti, contradditori, forse impossibili. Non è un cinema narrativo quello di Ballo, anzi i suoi film aritmici e gioiosi rivendicano l'esatto opposto: sono gesto, movimento, luce, suono, colore, silenzio secondo la convinzione del loro autore che il cinema non può essere un'arte “audiovisiva” ma anche solo un'arte visiva. Sul set della “sua” Milano, che torna in quasi tutti i lavori, il Ballo filmmaker e il Ballo studioso, docente, critico si incontrano, si uniscono, si guardano allo specchio, compongono una danza di visioni all'interno di ciascun fotogramma: Il cinema è sempre la materia, il luogo, l'esperienza, la trama (aperta) di questa sperimentazione, del gioco serissimo e scanzonato coi generi, che rallentano, accelerano, riflettono un volto iconico, quello di Buster, e la sua comicità malinconica, nel gesto di un altro corpo. E il farsi – o forse il disfarsi? - del cinema è la caratteristica del programma che presentiamo quest'anno, nuovi esperimenti che Ballo continua a realizzare insieme allo stesso gruppo di persone, davanti e dietro alla macchina da presa. Sono “piccole cose” che racchiudono il mondo (e il cinema) e ci permettono su entrambi uno sguardo differente. Ballo si muove con grazia, con l'equilibrio dell'emozione, traccia segni invisibili, scompone e ricompone, si immerge nel ritmo come in Esperimenti (Raccolta 6) per catturare un possibile infinito. Ma quale? Se la scommessa è quella, appunto, di rivelarci “potenzialità e meccanismi del cinema”, questi suoi frammenti godardianamente ne mostrano il funzionamento senza sminuirne il mistero. È come se le diverse componenti dell'immagine, e del suo movimento, trovino una propria “definizione” a sé stante, e insieme sintonizzata con ciò di cui fanno parte, lavorando su un'astrazione sempre concreta. Sono linee, silenzi, volti, gesti. Un duetto: Ballo autore/Gimmelli attore è una “torta in faccia” disvelamento del comico e delle sue variazioni come tra le gaffes spaziali di un incontro mancato e l'ossessiva ricerca di un intruso. La cinefilia balena nello schermo di un televisore – forse l'ironia di un addio? L'immagine si può distorcere, può diventare voce, farsi eco di qualcos'altro, richiamare suggestioni lontane, essere estasi tragica o raccolta di istanti sfocati, ripetizione e sorpresa. È il cinema, la sua potenza che Ballo fa apparire. Con amore.
Francesco Ballo (Milano, 1950) è stato docente di Storia del Cinema e del Video all’Accademia di Belle Arti di Brera. È studioso e filmmaker. Gli ultimi libri pubblicati sono: Jacques Tourneur. La trilogia del fantastico, Falsopiano, Alessandria, 2007 (Premio Internazionale Maurizio Grande VI edizione) e Il cinema di Buster Keaton. Sherlock Jr., Falsopiano, Alessandria, 2013. Negli ultimi vent’anni ha realizzato, tra gli altri, il lungometraggio in 16 mm, Quando le ombre si allungano (1996), Muri Bianchi (1998), Hai chiuso la valigia? (1999), Buster Keaton di corsa (2003), Guido Ballo. Poesie, con Marina Ballo Charmet (2004), Risa (2007), Note su Sherlock Jr., con Paolo Darra (2009), La fantastica coppia. Roscoe Arbuckle e Buster Keaton (2014), Ghiaccio Rosso (2016), Esperimenti (2015-2016-2017) e Preferirei di no (2018). Nel 2019 ha presentato alle Giornate del Cinema Muto di Pordenone Variazioni di “The Blacksmith” di Buster Keaton e Mal St. Clair (2018) e The Blacksmith – Versione Ballo (2018), e al Milano Film Festival Pietra (2019)