Se nulla passasse non ci sarebbe un passato, e neppure un avvenire ma a chiederle: “Cosa è il tempo”, la voce di bimba risponde che non sa dirlo. All'origine del film di Chiara Rigione c'è un documentario di Ansano Giannarelli, Tv in paese (1961), ambientato a Vallepietra, località sul confine tra Lazio e Abruzzo, di cui la regista ripercorre i luoghi oggi al suono delle tv accese, in cui echeggiano ancora le stesse parole: “Domani chissà forse”, la frase che chiudeva il film di Giannarelli e che dà il titolo al suo. La memoria e il possibile specchio di passato e presente sono gli archivi, le immagini di un tempo e quelle attuali in cui scovare tra le affinità dei luoghi, dei gesti, dei giochi dei bambini, dei riti quotidiani un possibile futuro. Mentre quel tempo senza una sola definizione diviene storia di una realtà e ricerca cinematografica.
Chiara Rigione (Avellino, 1986) dopo la laurea in ingegneria energetica inizia ad occuparsi di cinema e produzione video principalmente come montatrice. È fondatrice dell’associazione culturale Kinetta che gestisce le attività all’interno del cineclub Labus di Benevento dal 2014. Ha preso parte come assistente alla regia e montatrice a diversi cortometraggi e documentari selezionati in festival internazionali come il Napoli Film Festival, il Laceno d’oro, il Bogotà International Film Festival. Nel 2018 il suo progetto di documentario con utilizzo di materiale d’archivio intitolato Domani chissà, forse è stato selezionato tra i dieci finalisti del Premio Zavattini Unarchive 2018/19 promosso da Fondazione AAMOD e Istituto Luce Cinecittà. Nel 2019 lo stesso progetto è risultato tra i tre vincitori del premio e quindi prodotto e realizzato.