Una pin-up in lingerie che impugna una macchina fotografica davanti al volto. Così appare Friedl Bondy in una delle sue prime serie fotografiche: in un hotel a ore parigino, sola davanti a uno specchio, scatta pose di una danza che fonde voyeurismo ed esibizionismo. Una tensione che distinguerà la sua prassi oltre questa cellula narcisistica: scrutare e provocare l'Altro per mettersi in gioco nel suo riflesso. È il 1971 e quello stesso anno Friedl apre uno studio di fotografia a Vienna, mentre prosegue una ricerca artistica concentrata nell'intimità e improntata su metodici progetti seriali come gli Jahresportraits, in cui si fotografa una volta al giorno per un anno (ripetendo poi l'operazione ogni cinque anni) o il Lebensportrait Louise Anna Kubelka, che raccoglie gli scatti fatti alla figlia ogni lunedì, dalla sua nascita fino al diciottesimo anno.