Italia, 1980
16mm, colore, 60’
Ideazione
Armando Bertacchi, Fabio Cirifino, Gianni Rocco, Paolo Rosa, Leonardo Sangiorgi
Coordinamento
Paolo Rosa
Laboratorio Interviste
Leonardo Sangiorgi
Fotografia
Armando Bertacchi, Fabio Cirifino, Ercole Visconti
Suono
Raffaele Mozzarelli, Enzo Piovan
Girato nell’arco di poche ore a una festa a Milano nel 1979, Facce di festa è una riflessione su un frammento di realtà giovanile in cerca di nuovi riferimenti. Sono giovani che usciti da anni di intenso attivismo politico e di profondi cambiamenti sociali e culturali si trovano alla soglia di un nuovo decennio dove rampantismo ed edonismo si propongono come valori dominanti. Un film costruito assemblando materiale raccolto con tecniche diverse: camera nascosta, interviste comportamentali, immagini descrittive. Tentando di creare un’interferenza tra la narrazione dell’autore e la percezione dello spettatore. Facce di festa viene presentato alla Mostra del Cinema di Venezia del 1980.
NOTE BIOGRAFICHE
Paolo Rosa (Rimini, 1949 – Corfù, 2013), dopo essersi diplomato all’Accademia di Brera, fonda il Laboratorio di Comunicazione Militante nel 1976, insieme a Tullio Brunone, Giovanni Columbu ed Ettore Pasculli, e poi Studio Azzurro, «bottega d'arte contemporanea che non ha regole stabilite», nel 1982, con Fabio Cirifino e Leonardo Sangiorgi. L’interesse per il cinema risale al 1979: è di quel periodo l’ideazione e l’organizzazione della prima rassegna "Filmmaker" a Milano. Alla fine degli anni Ottanta fonda Indigena, cooperativa per la promozione del cinema indipendente, insieme ad altri registi. Con Indigena realizza il mediometraggio La variabile Felsen (1988) con Cochi Ponzoni e il film-saggio Rimini Lux da materiali di repertorio dell’Istituto Luce (1993). Agli inizi del 2000 l’Accademia di Belle Arti di Brera lo invita a creare il Corso di Nuove Tecnologie dell’Arte. Paolo Rosa, insieme al gruppo di Studio Azzurro, ha attraversato e incrociato linguaggi diversi - arti visive, video, cinema, teatro, musica, installazioni espositive e progetti museali - sperimentando una modalità collaborativa di affrontare la pratica artistica: l’artista plurale. Tra le opere realizzate dal collettivo, film tradizionali, come Il mnemonista (2000), spettacoli teatrali come Delfi con Moni Ovadia e Piero Milesi (1990), Ultima forma di libertà, il silenzio per le Orestiadi di Gibellina (1993), allestimenti museali o installazioni interattive pubbliche come Il giardino delle anime acquisito poi dalla New York Hall of Science.