Cinema minuto
Ken Jacobs - Incendiary Cinema (2005), 1’, 35mm, stereo, colore, 1:1,37
Gustav Deutsch - Spectrum (2003), 1’, 35mm, stereo, colore, 1:1,37
Gustav Deutsch -Tradition is the Handing on of Fire, not the Worship of Ashes (1999), 1’, 35mm, stereo, colore, 1:1,37
Siegfried A. Fruhauf - Frontale (2002), 1’, 35mm, stereo, b/n, 1:1,37
Björn Kämmerer - Trailer (2007), 1’, 35mm, Dolby SR, b/n, 1:1,66
James Benning - Fire & Rain (2009), 1’, 35mm, Dolby digital, colore, 1:1.85
Norbert Pfaffenbichler - Short Film, (2014), 35mm, 0’
Specchio meccanico – a cura di Tommaso Isabella e Johann Lurf
Mirjam Bajtala - Im Leo (2003), 2’, DV, stereo, colore, 4:3
Oltre la soglia di una finestra, una donna regge uno specchio, rivolgendolo a noi e accecando l’obiettivo con la luce riflessa.
Kathrin Resetarits - Egypt (1997), 10’, 16mm, mono, b/n, 1:1,37, V. O. con sottotitoli inglesi
Il linguaggio dei sordomuti come sistema di traduzione delle immagini in suoni silenziosi, geroglifici viventi di una somiglianza non sensibile, di una mimica senza mimetismo.
Siegfried A. Fruhauf - Exposed (2001), 9’, 16mm, mono, b/n, 1:1,37
Una scena voyeuristica viene sfogliata in frammenti, che moltiplicano le traiettorie del desiderio e lo sospendono nel tempo. Una splendida “carezza ottica” (Nicole Brenez) che il cinema concede a se stesso.
Kurt Kren - 7/64 Leda and the Swan (1964), 3’, 16mm, silenzioso, colore, 1:1,37
Kren sprofonda nel tripudio organico di un’azione di Otto Mühl, e ne riemerge con un film di sporcizia cristallina: “non solo una liberazione del corpo, ma una liberazione dal corpo.” (Peter Weibel)
Björn Kämmerer - Navigator (2015), 7’, 35mm, stereo, colore, 1:1,37
Una lente per fari da navigazione diventa un meccanismo di disorientamento: cerchi concentrici di vetro luccicante frantumano lo spazio e risucchiano lo sguardo in una terra incognita tra la realtà e il suo riflesso.
Norbert Pfaffenbichler - MOSAIK MÉCANIQUE (2007), 10’, 35mm, Dolby SR, b/n, Cinemascope
Una comica di Chaplin sezionata su schermo panoramico, ogni inquadratura inserita in una griglia di 98 riquadri: il tempo della vecchia pellicola si squaderna nello spazio digitale, in un rumore visivo che potrebbe far pensare a una pagina di GIF.
Martin Arnold - Alone. Life Wastes Andy Hardy (1998), 15’, DCP da 16mm, mono, b/n, 1:1,37
Ultimo capitolo della trilogia in cui Arnold mette frammenti di pellicole hollywoodiane sul lettino analitico, sollecitandoli con una sorta di scratching ed estraendo dai fotogrammi reiterati l’osceno represso dalla rappresentazione.