Da cosa è composto un ecosistema? I gesti ripetuti, le parole, gli attraversamenti animano il condominio ripreso da Gaia Longobardi. Un luogo al limite tra il pubblico e il privato dove le esistenze si incrociano, un piccolo mondo che va avanti seguendo le sue regole. Eppure, non è il quotidiano funzionamento della micro società umana ad interessare la regista. I segni architettonici, nel loro silenzio ostinato, sembrano sempre più voler dire qualcosa. La loro permanenza al cospetto del tempo che passa e della vita degli inquilini in perpetuo movimento, le loro composizioni geometriche, occupano lo spazio con un atteggiamento a noi sconosciuto. Negli interstizi di ciò che abbiamo creato per assolvere alla funzione abitativa - con quale spirito, poi, lo abbiamo costruito? Immaginando quale vita? - sembra farsi strada sempre più insistentemente un’esistenza altra, parallela alla nostra. Un modo diverso di essere al mondo, ma non per questo meno reale; un respiro e un ritmo che il cinema, forse perché anch’esso fondato sull’inorganico, può tentare di cogliere. (Lucrezia Ercolani).
Gaia Longobardi (Ravenna, 2000) appassionata da sempre alla fotografia, sceglie di frequentare il Liceo artistico in arti multimediali. L’interesse per le immagini e le storie diviene presto amore per il cinema. Si trasferisce dunque a Milano per frequentare il corso di Media Design in NABA, iniziando a lavorare su cortometraggi nel reparto regia.