Cookie Consent by Privacy Policies Generator website FilmMakerFest - RETURN TO VIENNA
16 - 24
NOVEMBRE 2024
EN
RETROSPETTIVA RUTH BECKERMANN
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RETURN TO VIENNA
 
CINETECA MILANO MIC
ore 16.30



Austria, 1983
16mm, colore, b/n, 91'
V.O. Tedesco
 
REGIA
Josef Aichholzer,
Ruth Beckermann
 
FOTOGRAFIA
Tamás Ujlaki,
Bernd Neuburger,
Bernhard Watzek,
Gerd Broser
 
MONTAGGIO 
Josef Aichholzer,
Ruth Beckermann
 
SUONO
Gerhardt Ordnung
 
MUSICA 
Pierre-Max Dubois
(Concerto for Alto Saxophone and String Orchestra),
Schurli Herrstadt
(Leopoldstadt),
Hermann Leopoldi
(Die Überlandpartie)
 
NARRATRICE
Paola Loew
 
INTERPRETE
Franz West
 
PRODUZIONE
Filmladen, Vienna
 
CONTATTI
sekretatariat@ruthbeckermann.com
 
RETURN TO VIENNA
Il paesaggio dal finestrino del treno scorre veloce, destinazione Vienna. Le immagini d'archivio ci portano indietro nel tempo a Matzo Island come si chiamava il quartiere ebraico della città dove vivevano dopo la Grande Guerra migliaia di famiglie ebree; tra loro c'era anche quella di Franz West, arrivato lì nel 1924, ancora adolescente, dal Magdeburgo scoprendo all'improvviso una grande comunità dopo il sentimento di esclusione e di sospetto nel quale era cresciuto in quanto ebreo. È la sua voce che ascoltiamo per tutto il film nella narrazione di una vita che contiene in sé la storia del Novecento, e quella dell'Austria tra le due guerre. Seduti di spalle davanti a lui, entrambi nell'inquadratura, i due registi rimangono silenziosi secondo un dispositivo semplice che si affida interamente alla parola del protagonista punteggiandola di found footage, fotografie, giornali, fumetti, satira, film dell'epoca. 
Chi è dunque Franz West? Studente e lavoratore per aiutare le fragili economie famigliari, giovane militante nella socialdemocrazia che abbandona deluso quando ne intuisce il basso potenziale di lotta per avvicinarsi ai comunisti, al movimento dei lavoratori della “Vienna Rossa”. Intanto anche a causa della crisi economica i fascisti e poi i nazionalsocialisti cominciano a imporsi fino a arrivare al governo, Franz si convince della necessità di posizioni sempre più radicali per difendere gli operai, i proletari, la libertà di pensiero che ben presto viene cancellata con la chiusura di ogni giornale e spazio di opposizione. Il Primo Maggio la manifestazione è impedita con la violenza e quando si proclama lo sciopero generale il governo, ormai apertamente fascista, spara con i cannoni contro i lavoratori. Franz all'università viene aggredito e picchiato dai nazisti perché è uno “sporco ebreo”. La polizia non lo difende, l'amministrazione universitaria lo espelle, poco dopo viene arrestato e  nel 1938, fugge a Londra. 
Quello che però mette sempre al centro del suo racconto prima dell'antisemitismo è la militanza, le scelte politiche che lo porteranno nel dopoguerra a tornare in Austria nel partito comunista e a uscirne contro l'invasione di Praga. E se le immagini ci mostrano quel tempo visivamente sono le sue parole a riportarlo al presente con una “verità” che anticipa i motivi che attraverseranno i film successivi di Beckermann. A cominciare dallo smascheramento di un auto-rappresentazione dell'Austria come “vittima” del nazismo che invece aveva trovato una profonda e convinta aderenza nel Paese e a ogni livello, istituzionale e popolare. Una critica questa che si afferma anni dopo in The Waldeheim Waltz (2018) in cui la contestazione contro la presidenza di Waldheim inizia proprio dall'oscuramento nella sua biografia della sua partecipazione al nazismo.
L'epilogo ci consegna un nuovo rovesciamento: all'improvviso è lo stesso Franz a dare ai registi un nastro, una sorta di memoria fuoricampo nella quale prende forma quell'immagine mancante finora: l'Olocausto. Sono i ricordi degli affetti, dei parenti, degli amici dell'uomo, le  milioni di persone sterminate, ciò che era accaduto dopo la sua fuga e prima del suo ritorno, nella cesura rimasta finora al buio. Non ci sono archivi per questo ma solo la parola che risuona nella sua dolcezza ancora più potente. (Cristina Piccino)
 
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