Tre anni dopo Auf amol a Streik, Ruth Beckermann e Josef Aichholzer, in questa occasione con l'aggiunta in regia di Michael Stejskal, tornano a riprendere e ascoltare le rivendicazioni dei lavoratori. Le prime immagini coinvolgono diecimila persone che sfilano nella città di Judenburg per protestare contro la progressiva dismissione dell'acciaieria locale. Sono anni di crisi internazionale (solo un anno prima nel Regno Unito saliva al potere Margaret Thatcher) che inevitabilmente di ripercuotono anche in Austria. A essere colpiti sono gli operai che per decenni sono stati sfruttati e ora uno dopo l'altro sono privati del loro lavoro.
La storia della siderurgia austriaca del dopoguerra è l'esempio di come lo Stato, con la nazionalizzazione delle fabbriche, abbia prodotto materie prime per poi rivenderle a basso costo alle le imprese private, favorendole in modo iniquo. Una sovvenzione che ora pesa interamente sulle spalle dei lavoratori. E così, dal 1978 un'intera città si trova da sola a combattere contro il declino del settore. Una battaglia difficile da portare avanti perché, dall'altra parte, la strategia è chiara: dividere il fronte operai, mettendo i diversi comparti uno contro l'altro. Il film ha come protagonista principale Horst Scvarza, ribattezzato il «Lech Walesa di Judenburg».
Nuovamente Beckerman e Aichholzer trasformano il prodotto audiovisivo in una specie di spazio pubblico aperto all'intervento di una collettività pronta a condividere i propri ideali. Un lavoro apparentemente facile, con interviste e immagini che definiscono la scena dell'azione. In realtà, è un documentario che si rivela complesso e drammatico, non solo per gli esiti della protesta, ma anche per la natura fragile di una pluralità che è sempre sul limite di un baratro e che non riesce a restare unita. (Mazzino Montinari)