Ruth Beckermann e Josef Aichholzer sono in una sala con alcuni operai della Semperit, una fabbrica che produce pneumatici. Una presenza eccentrica quella dei filmmaker, in un periodo culturale nel quale i registi austriaci preferiscono girare documentari sulla natura anziché entrare in contatto con quei movimenti che provano a destabilizzare le rigide regole della società industriale. Beckermann e Aichholzer sono là, complici con la loro 16mm, tra i lavoratori che discutono e analizzano la situazione presente.
Il microfono capta il malcontento, la volontà di ridiscutere alcune condizioni, l'urgenza di adeguare gli stipendi alla situazione attuale. E poi le critiche ai dirigenti, le incomprensioni col sindacato diviso a metà tra le parti in causa. Gli operai fanno riferimento a un passato che appariva migliore. Nel corso degli anni le cose sono cambiate. La progressiva automatizzazione delle fabbriche ha determinato un impegno fisico minore a fronte di una maggiore concentrazione e precisione. E ovviamente di una riduzione dei posti. Intanto, le promesse non sono state mantenute. Quello che i proprietari hanno perso in un investimento, lo vogliono recuperare ai danni dei lavoratori. Hanno guadagnato di meno ma esigono lo stesso profitto come se le responsabilità dovessero puntualmente ricadere sulle fasce più deboli. La solita storia che pare riproporsi ciclicamente. Dunque, è giunta l'ora dello sciopero, il primo in Austria dal dopoguerra.
In questo film breve, Beckermann e Aichholzer intercettano un momento della vita politica e sociale austriaca. La sensazione è che in quel tumulto sia già contenuto l'inizio di una fine. Un lento, per quanto inconsapevole, approssimarsi al tramonto di un'epoca. Questa considerazione, però, ai fini del film è marginale, perché i due registi in quel frangente seguono gli eventi al presente, non li anticipano e non li commentano a posteriori. E chi osserva può arrivare alle proprie conclusioni. Una modalità aperta e arrischiata che si fa carico di una realtà che procedendo in maniera non lineare termina com'era iniziata, d'improvviso. (Mazzino Montinari)