Cookie Consent by Privacy Policies Generator website FilmMakerFest - A FLEETING PASSAGE TO THE ORIENT
FESTIVAL INTERNAZIONALE DI CINEMA DAL 1980
17 NOVEMBRE - 27 NOVEMBRE 2023
EN
RETROSPETTIVA RUTH BECKERMANN
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A FLEETING PASSAGE TO THE ORIENT
 
SALA GREGORIANUM
ore 21.30
alla presenza dell'autrice

 
 
Austria, 1999
35mm (Super-16 blow-up), colore, 82'
V.O. Tedesco, Inglese
 
REGIA
Ruth Beckermann
 
SCENEGGIATURA
Ruth Beckermann
 
FOTOGRAFIA
Nurith Aviv,
Sophie Cadet
 
MONTAGGIO
Gertraud Luschützky
 
MUSICA
Bruno Pisek,
Peter Ponger,
Ernst Zettl
 
SUONO
Bruno Pisek
 
NARRATRICE
Ruth Beckermann
 
PRODUZIONE
Josef Aichholzer Film Production
 
PRODUTTORE
Josef Aichholzer
 
CONTATTI
sekretariat@ruthbeckermann.com
 
A FLEETING PASSAGE TO THE ORIENT
«Vorrei attraversare le epoche, ma posso filmare solo quella in cui vivo. Non posso viaggiare a ritroso nel tempo, solo in luoghi lontani, in terre straniere. Forse, però, il passato è un paese straniero. All'inizio, ogni cosa che vediamo è un'esperienza piacevole da catturare, da assaporare. Il lusso di osservare, il lusso di perdere tempo. Il tempo è un lusso».
Il viaggio dell'imperatrice Elisabetta, il viaggio di Ruth, due ricerche, due modi di concedersi al lusso del tempo. Un doppio gioco che nel suo svolgersi porta con sé identità incerte, quelle di chi si sposta e quelle di chi si lascia involontariamente intercettare dal mezzo fotografico. Apparentemente, è tutto chiaro. Da un lato i volti ripresi dalla macchina, dall'altro le intenzioni di chi ferma la realtà in una o più immagini.
Eppure, come riporta il titolo, tutto è fuggevole, breve, probabilmente confuso. A partire dalla stessa Sissi, il mito, la leggenda rappresentata ovunque e conosciuta da tutti che, però, non si concede più alla camera dopo aver compiuto i trentuno anni. Nessun ritratto, forse per conservare l'eterna giovinezza. O forse per non perdere il controllo di sé, per accrescere la sua figura nell'immagine mancante.
Chi è quel volto ignoto che scorgiamo in una foto all'inizio del film e che ha deciso di attraversare il mondo a Oriente, dal Cairo al Lago di Fayum? Cosa sta osservando? È proprio lei? E che tipo di sguardo possiede? È una turista privilegiata che ama l'eccentrico o una viaggiatrice che cerca altro dall'esotico? Sente di essere al di sopra degli altri? Cerca di mimetizzarsi? È il riproporsi sotto altre forme, dell'ebreo errante?
E se è difficile disvelare il percorso dell'imperatrice, altrettanto complesso è delineare quello della regista, della voce narrante, impegnata a seguire una traccia, a interrogarsi su chi e perché l'abbia lasciata. Anche Ruth, a sua volta, attraversa mari, città e deserti, lascia delle impronte. Riprende incontri a loro volta fugaci. Fissa in un istante le esistenze di donne e uomini in un bar, in un mercato, in una piazza. Si getta in uno stato onirico, avvolta da suoni e da voci che parlano una lingua spesso sconosciuta.
Un film che segna una svolta nella poetica di Beckermann. «Fino a Ein flüchtiger Zug nach dem Orient, volevo realizzare film sottraendo immagini. Solo in seguito, ho capito che il mio lavoro doveva focalizzarsi su ciò che accade tra le immagini. Potrebbe anche avere a che fare con l'aniconismo. Non sono una religiosa, ma la tradizione della cultura scritta è profondamente radicata in me. Ho iniziato come scrittrice, e la letteratura è tutta una questione di immaginazione». Dalle ottanta riprese di Die papierene Brücke, cioè dall'idea di lavorare con meno immagini possibili, la regista ha scelto di «gettarsi nel piacere visivo» e di «creare delle immagini». (Mazzino Montinari)
 
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