ARENA SQUATTED
ore 21.30
prima italiana
Austria, 1977
Video, U-matic, 16mm, b/n, 77'
V.O. Tedesco
REGIA
Video Group Arena
(Jozef Aichholzer,
Ruth Beckermann,
Franz Graf)
CONTATTI
seketariat@ruthbeckermann.com
Vienna, luglio 1976: centinaia di persone occupano il vecchio mattatoio cittadino destinato a essere abbattuto per diventare il centro di un'industria tessile, la Schops. La città giorno dopo giorno sembra simpatizzare con gli occupanti e col loro progetto che punta alla realizzazione di un centro culturale aperto a tutti. Sono giovani, molti con bambini piccoli, l'atmosfera è gioiosa, quei primi giorni diventano una festa. Artisti, musicisti come Leonard Cohen li sostengono, si organizzano concerti e performance gratuiti.
Beckermann segue con gli altri del Video Group per dodici settimane l'organizzazione di questo spazio pubblico con una gestione collettiva in cui ognuno ha diritto di decidere. Si dividono i compiti, le mansioni, si crea un comitato di gestione, vengono costruiti la Casa dei bambini e un caffè. Ci sono eventi che aprono ancora di più l'Arena alla città rendendola un punto di incontro.
Le discussioni si alternano ai momenti festivi in una dimensione dell'esistenza che cerca di realizzare l'utopia di una comunità. Come in altre esperienze analoghe non mancano le fratture, e anche gli scontri tra visioni politiche diverse che offrono ai problemi quotidiani risposte spesso in contrasto tra di loro.
Intanto gli attacchi all'occupazione diventano sempre più duri, campagne mediatiche denigratorie, accuse di droga, violenze. La trattativa con le istituzioni cittadine dopo molte finte promesse è destinata al fallimento e la fine dell'Arena appare inevitabile.
Il film, montato in cinque mesi a partire da un girato di oltre dodici ore e migliaia di fotografie restituisce i diversi passaggi di quell'esperienza, e nella sua energia racconta l'Austria del tempo contro la quale si affermava la scommessa di una generazione, col suo desiderio di una pratica politica da inventare nella vita e fuori dai partiti. (Cristina Piccino)