Cookie Consent by Privacy Policies Generator website FilmMakerFest - AMERICAN PASSAGES
FESTIVAL INTERNAZIONALE DI CINEMA DAL 1980
17 NOVEMBRE - 27 NOVEMBRE 2023
EN
RETROSPETTIVA RUTH BECKERMANN
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AMERICAN PASSAGES
domenica 27 novembre

SALA GREGORIANUM

ore 19.30



Austria, 2011
DVCam, 35mm, colore, 121'
V.O. Inglese

REGIA
Ruth Beckermann
 
SCENEGGIATURA
Ruth Beckermann
 
FOTOGRAFIA
Antoine Parouty,
Lisa Rinzler
 
MONTAGGIO
Dieter Pichler
 
SUONO
Atanas Tcholakov,
Matthew Dennis
 
PRODUZIONE
Ruth Beckermann Filmproduktion
 
PRODUTTRICE
Ruth Beckermann
 
CONTATTI
sekretariat@ruthbeckermann.com
 
AMERICAN PASSAGES
Harlem, la notte della vittoria di Barack Obama è una grande festa, gli afroamericani vedono in quel passaggio epocale – il primo presidente nero alla Casa Bianca – la loro liberazione. Il viaggio in America di Ruth Beckermann comincia da qui per disegnare tappa dopo tappa, attraverso gli Stati del centro e del sud – New York, Pennsylvania, Virginia, Oklahoma, Arkansas, Georgia, Alabama, Mississippi, Tennessee, Arizona, Nevada – una cartografia di «Stelle e Strisce» multiforme, popolata da figure inedite che racchiudono in sé la narrazione del Paese.
Il paesaggio a cui la regista dà forma unisce il mito, l'immaginario, i dettagli di una vita americana meravigliosa e insieme terribile nella quale ciascun individuo evoca i momenti che ne hanno segnato la fisionomia. La schiavitù, la segregazione, le guerre, l'11 settembre, lo spaesamento, le piccole isole di felicità. Lo star system e le sue illusioni, gli avventurieri di una vita a Las Vegas, come Jerry che gioca da quando ha 13 anni ed è divenuto quasi la memoria di quei luoghi. La mafia e l'icona di Marlon Brando consegnato per sempre a Il Padrino con racconti che si intrecciano sconfinando oltre se stessi.
Il giovane astronomo tedesco scruta il cielo: non guarda nelle case dei vicini ma cerca di cogliere le stelle. Così la macchina da presa di Beckermann si sofferma sui particolari, la facciata di un hotel, una macchina lussuosa nel cortile delle case popolari, i riflessi delle luci, i volti, e accompagna coloro che ha davanti senza giudizio, ponendo al centro l'appartenenza di ciascuno a una dimensione collettiva. Non è crudele la felicità di quella donna che è riuscita a ottenere per pochi dollari i mobili e gli oggetti di qualcuno che ha perduto la casa e con essa ciò che conteneva, il bagaglio di una vita intera? Alle osservazioni di Beckermann risponde che se non fosse lei sarebbe qualcun altro, che è triste e per questo cerca di non guardare mai le loro fotografie. È il sogno americano o è solo capitalismo? Eppure quell'American Dream è unico, non esiste da nessuna altra parte. Cosa significa allora?
Le storie, la storia. Un uomo, discendente dai Creek per un quarto mostra il registro dei nativi americani istituito dal governo Usa, il solo modo per avere accesso a una serie di diritti. Il vissuto però come la memoria di una discendenza sono altrove. E cosa ci dice la ragazzina afroamericana che a 19 anni ha già tre figli? O quel ragazzo corso in Iraq dopo le Torri Gemelle e tornato fuori di testa? E l'uomo afroamericano che ha conosciuto il razzismo e spiega come anche con Obama non è facile perché i bianchi lo hanno eletto ma lo odiano. Nel sogno deformato, capovolto, tra le crepe degli American Passages la linea narrativa principale degli afroamericani si apre a altre piste: la narrazione di un presente declinato al futuro. (Cristina Piccino)
 
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