Cookie Consent by Privacy Policies Generator website FilmMakerFest - HOMEMAD(E)
FESTIVAL INTERNAZIONALE DI CINEMA DAL 1980
17 NOVEMBRE - 27 NOVEMBRE 2023
EN
RETROSPETTIVA RUTH BECKERMANN
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HOMEMAD(E)
 
SALA GREGORIANUM
ore 21.45


Austria, 2001
35mm, DVCam, colore, 84'
V.O. Tedesco
 
REGIA
Ruth Beckermann
 
SCENEGGIATURA
Ruth Beckermann
 
FOTOGRAFIA
Nurith Aviv,
Ruth Beckermann,
Peter Roehsler
 
MONTAGGIO
Gertraud Luschützky,
Dieter Pichler
 
SUONO
Christina Kaindl-Hönig
 
PRODUZIONE
Ruth Beckermann Filmproduktion
 
PRODUTTRICE
Ruth Beckermann
 
CONTATTI
sekretariat@ruthbeckermann.com
 
HOMEMAD(E)
«Ci sono molte cose nella mia strada, sarebbe impossibile descrivere tutto. Ma quello che mi interessa sono le persone, il modo in cui discutono, come gesticolano, come passeggiano ...».
Marc Aurel Strasse, dove la regista abita. Seguendo ancora una volta le storie personali Beckermann si muove in una storia collettiva, «essere-in-cammino» (secondo la definizione di Christa Blumlinger) sul bordo tra l'appartenenza e la distanza da una città, Vienna, che attraversa tutta la sua opera.
Il teatro del film è il Caffè Salzgries - perché i caffè sono una speciale «finestra sul mondo» - i protagonisti i suoi frequentatori abituali, i vicini di casa, “persone” che come lei divengono “personaggi”. Pensionati, giornalisti, architetti, attrici, scrittrici, cameriere (occasionali) si alternano davanti al suo obiettivo, le affidano pensieri, riflessioni sul mondo, preoccupazioni, abitudini, dolori, frammenti di vita; e mentre li ascolta o pone domande dichiara il suo essere anche lei parte di quel quotidiano “fatto in casa” - o è forse una “casa di follia”?
A unire la trama di queste voci c'è la figura di Adolf “Adi” Dorf. Commerciante tessile ormai con pochi clienti sembra non poter allontanarsi da quel posto. Sorridente, sempre ben vestito, passeggia qua e là, solo o coi nipotini, alla macchina da presa dice: «Sono un attore». E se la sua bottega racconta la trasformazione urbanistica della città e della via, un tempo cuore del commercio ebraico, oggi piena di locali e di ristoranti, lui porta in sé la memoria del secolo che sta finendo e quella della comunità ebraica cittadina. Dorf è infatti l'unico sopravvissuto della sua famiglia allo sterminio nazista e continua a confrontarsi con un trauma di violenza e di morte che appare oggi incredibile: «Non li perdonerò mai» dice. C'è anche chi quel trauma non ha neppure le parole per raccontarlo, come una donna che ai suoi figli continua a celare particolare troppo dolorosi da ricordare. Ma la ricerca nell'identità ebraica non è mai per Beckermann una semplice commemorazione, e si apre invece verso altre direzioni; porta in sé l'eco di una cultura mitteleuropea, della diaspora, guarda al presente. Parla di integrazione, illumina le ipocrisie della società austriaca. Intanto dall'estate del 1999, l'inizio delle riprese, siamo arrivati alla primavera del 2000, l'estrema destra di Haider è entrata nel governo lasciando risuonare un passato dell'Austria mai affrontato. Flâneuse della memoria Beckermann ne cerca le corrispondenze nel tempo in un dialogo poetico e politico con cui interrogare le fratture più segrete. (Cristina Piccino)
 
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