CINETECA MILANO ARLECCHINO
ore 21.30 alla presenza dell'autrice
prima italiana
Austria, 2022
4k, colore, 100'
V.O. Tedesco
REGIA
Ruth Beckermann
SCENEGGIATURA
Ruth Beckermann,
Claus Philipp
FOTOGRAFIA
Johannes Hammel
MONTAGGIO
Dieter Pichler
SUONO
Andreas Hamza
PRODUTTRICE
Ruth Beckermann
PRODUZIONE
Ruth Beckermann Filmproduktion
CONTATTI
sekretariat@ruthbeckermann.com
Quando apparve nella Vienna all'inizio del secolo scorso – era il 1906 – Josephine Mutzenbacher ebbe l'effetto di una deflagrazione. Il memoir di una prositututa viennese, giunta a quella maturità degli anni in cui si può guardare indietro, raccontava infatti di una bambina consapevole sin da piccolissima del proprio desiderio sessuale e di quello dei maschi che la circondavano e che lei cerca di provocare costantemente. Il padre, il vicino di casa, gli altri bambini, l'ufficiale, l'aristocratico: ogni uomo, giovane o meno giovane diviene nella vita di Josephine una variazione intorno all'erotismo e a quei tabù che la morale collettiva vieta persino di sussurrare. Spavalda e soprattutto mai vittima nella propria narrazione, Josephine esibisce fieramente la coscienza del proprio corpo, che deve essere sempre pagato e mai donato, per lei quegli uomini sono geometrie astratte e interscambiabili, pericolosi solo se una se ne innamora.
Il romanzo era stato censurato rimanendo la lettura proibita per generazioni di ragazze e ragazzi austriaci. Uscito in forma anonima venne poi attribuito a Felix Salten, lo scrittore austriaco autore di quel Bambi che ispirò il film di Disney, diventando nel tempo un classico della letteratura. Ruth Beckermann, anche lei lettrice “clandestina” del libro scovato tra gli scaffali dei genitori, per la sua messinscena sceglie un dispositivo che ne rispetta le origini: saranno solo uomini a leggere il testo alla prima persona di una donna proiezione però di un autore maschile, in una triangolazione in cui la sola presenza femminile è quella della regista - anche in scena seppure solo come voce che dispone l'azione.
Il luogo è una vecchia fabbrica ormai chiusa a Vienna, i protagonisti - scelti con un annuncio sul giornale che chiedeva per il casting uomini fra i 16 e i 99 anni - sono seduti su un divano rosa dorato un po' usurato dal tempo che è stato trovato lì, la cui presenza diviene molto più significante di una pura casualità. E del resto: non aveva scritto Freud negli stessi anni di Salten i suoi Tre saggi sulla sessualità?
In coppia o da soli, davanti alla regista, gli uomini leggono passaggi del testo confrontandosi con un erotismo che è fantasmagorico e come tale libero da ogni costrizione. Qualcuno mostra imbarazzo, altri hanno una maggiore scioltezza, insieme danno voce allo “scabroso” universo di Josephine che nel presente diviene lo spunto per parlare di sé, del proprio rapporto con il femminile, con la sessualità, col desiderio. Su quel divano a differenza di quanto si pensa non si sottraggono a mettersi in gioco. C'è chi confida la diffidenza verso le nuove norme sociali del Me Too - che nemmeno si può più corteggiare una ragazza - e chi invece non avrebbe mai accettato la seduzione di Jospehine perché troppo timido. Uno non riesce a leggere, e chiede alla regista di farlo: «con la sua voce», ovvero con la voce di una donna. Ruth Beckermann “provoca”, dissemina piste, artefice con ironia di uno spaesamento del maschile e della sua rappresentazione. Lo spazio della parola le permette una libertà assoluta, nulla è “rappresentato” ma viene invece evocato, suggerito proprio come sulle pagine scritte mantenendo quell'ambiguità che oppone la paura del testo e la curiosità verso di esso.
«Il film vuole essere sovversivo in un momento come quello attuale caratterizzato da un nuovo moralismo, dal politicamente corretto, da regole linguistiche. Mentre tutto sta diventando sfuocato mi sembrava importante stabilire le differenze tra la realtà e la finzione; nella fantasia tutto dovrebbe essere permesso». E in quella “dark side” della Vienna fin de siècle ritroviamo così il nostro contemporaneo. (Cristina Piccino)