Un'attrice e un attore si incontrano in uno studio di registrazione a Vienna per leggere le lettere di Ingeborg Bachmann e Paul Celan, una corrispondenza quella fra i due scrittori che attraversa il loro legame d'amore intermittente e insieme inesauribile, che li unirà dal primo incontro, quando sono poco più che ventenni, fino alla morte di Celan nel 1971 a Parigi. «Dovrei venire, guardarti, tirarti fuori, baciarti e sostenerti per non farti scivolare via. Ti prego credimi, un giorno verrò, e ti porterò con me» - scrivono incapaci di lasciarsi così come di stare vicini. Si erano conosciuti nel 1948, Celan aveva dedicato a Bachmann una poesia, In Ägypten, intorno a loro l'Europa nel dopoguerra. Lui viene da una famiglia ebraica di Cernovitz sterminata nei campi di concentramento, lei è austriaca, il padre si era schierato sin dalla prima ora col nazismo, cresciuta in Carinzia ha vissuto poco la violenza del conflitto. Nella loro scrittura epistolare e poetica l'amore e l'amicizia sono anche dissidi, discussioni, le crisi sempre più frequenti di Celan, i dubbi che fanno dire a Bachmann: «Siamo noi solo quelli sognati?». La “differenza irriducibile” dei due malgrado il tempo del cuore - «Ingeborg, una piccola brocca d'azzurro» scriveva Celan in una dedica - riflette anche modi diversi di relazionarsi alla scrittura e alla creazione: la ricerca della parola per incontrarsi, il dolore che l'accompagna, la necessità del silenzio di fronte a sentimenti e stati d'animo così contraddittori. A partire da qui Ruth Beckermann realizza un “film parlato” che mette al centro la lingua dei due poeti rendendo la parola esperienza di un mondo. I protagonisti - Anja Plaschg, musicista e cantante conosciuta come Soap and Skin, e Laurence Rupp, attore del Burgertheater di Vienna – sono giovani, si mostrano felici di essere lì. Conversano, fumano, parlano dei loro tatuaggi, di musica, sembrano quasi corteggiarsi. È forse il testo che leggono a influenzarli? O invece è il sentimento che provano a fargli trovare il giusto respiro per far vibrare uno dei carteggi più struggenti del '900? - in Italia uscito come Troviamo le parole. Lettere 1948-1973, Nottetempo. Nello spazio della parola letteraria – in cui gli interpreti non “pretendono” di essere Bachmann e Celan – l'autrice sperimenta la narrazione di un amore: gli intrecci possibili di un desiderio, la malinconia di una perdita, i tumulti e lo smarrimento, la possibilità di creare uno spazio di incontro in cui riconoscersi. (Cristina Piccino)