Cosa significa essere invisibili? Zohra è arrivata anni prima in Francia per curare una grave forma di scoliosi. Le sue operazioni sono così complesse da essere divenute un “caso di studio” ma hanno funzionato, le rimangono pochi piccoli passaggi da fare con la fisioterapia in piscina. La giovane donna è felice nella nuova esistenza che condivide con la sorella, il marito di lei, i loro bimbi, l'anziana nonna, e tanti altri arrivati da molte parti del mondo in quel quartiere della provincia francese di Chatellerault che si chiama «Europe». Mentre nelle lunghe chiamate a distanza con l'amato progettano il loro futuro, il lieto fine annunciato prende all'improvviso una direzione contraria: il permesso di soggiorno le viene revocato e Zohra scompare. La vita scorre come prima ma lei è fuori dal quadro, “invisibile” allo sguardo dei parenti, degli sconosciuti, di sé stessa. Nel suo primo lungometraggio «di finzione» Philip Scheffner - già in concorso a Filmmaker con
Havarie (2016) - lavora su una forma capace di restituire la violenza paradossale di una situazione comune del nostro tempo. «Quali sono le similitudini tra te e il ruolo che stai interpretando?» - chiede il regista fuoricampo nelle primissime sequenze a Rhim Ibrir, che diventerà Zohra assumendo in sé i traumi del personaggio.«La sua vita è reale e anche quando il film finisce continua a vivere quello che si è visto» risponde lei. A partire da un dispositivo semplice - l’uscita di Zohra dall'inquadratura - questo passaggio costante e imprevedibile tra messinscena e esperienza vissuta costruisce una narrazione che senza vittimismi e con una potente visione politica porta lo spettatore nelle emozioni e negli stati d'animo di un personaggio che è unico e insieme collettivo. (Cristina Piccino)
Philip Scheffner (Homburg/Saar, 1966), regista e artista, vive e lavora a Berlino. Tra il 1990 e il 2000 ha realizzato diversi lavori con dogfilm, un gruppo di autori attivi nella capitale tedesca. Insieme a Merle Kröger, Alex Gerbaulet, Caroline Kirberg e Mareike Bernien ha fondato la casa di produzione pong, tra le realtà produttive più vivaci in Germania oggi.
Nel 2007 realizza The Halfmoon Files, presentato alla Berlinale e premiato in molti festival internazionali, da Mar del Plata al Fid Marseille. Seguono The Day of Sparrow (2010) e Revision (2012). Nel 2016 firma Havarie (2016), in concorso a Filmmaker e premio della critica tedesca come miglior film sperimentale. Sempre del 2016 è And-Ek Ghes... co-diretto con Colorado Vescue presentato alla Berlinale nella selezione del Forum. Insegna Documentario all'Academy of Media Arts di Colonia.