Un cine-poema con suggestioni di film, di vita, di sogni. Composto nel corso di un'ora, la durata di una sessione di analisi. “Contaminazione/significa/inquinamento,/ma anche contatto”. Le lettere bianche sullo sfondo nero procedono a ritmo regolare, nella stessa posizione e velocità interrotte da un'improvvisa variazione: il suono della lingua, un gesto fuori dallo schermo: “Hello, hello, hello, how low?”. La pandemia, e la sua “rappresentazione” si spostano nel territorio dell'immaginario: una metafora della paura che sotto la pelle trasforma l'amore in malattia.
Tra digitale, piattaforme video, mezzi analogici persino il virus sembra non trovare una propria forma ingabbiato nei soliti codici. Il gesto del film prova a scompigliarne l'ordine interrogando il gender, le immagini, la loro stessa natura.
Alex Gerbaulet (Salzgitter, 1977) ha studiato filosofia, comunicazione e arte a Braunschweig e Vienna. Vive a Berlino, dove nel 2014 è entrata a far parte come regista e produttrice della società di produzione Pong film. Lavora anche per il Festival di Documentario e Videoarte di Kassel ed è cofondatrice di AnaDoma – Fest For Film and Video. Nel 2015 realizza Schicht, sulla storia della sua città natale Salzgitter, con cui partecipa a FidMarseille e Filmmaker. Nel 2017 gira insieme a Mareike Bernien Tiefenschärfe, un'indagine di tre luoghi di Norimberga dove sono avvenuti degli omicidi razzisti. Die Schläferin (2018) viene presentato in concorso a Filmmaker Festival.