Cos'è “l'Aperto”– l'Ouvert che dà il titolo al film di Fatima Bianchi? Una donna apre lentamente tutti i mobili di una casa - e poi le porte, le finestre, gli oggetti contenuti nei cassetti: un rito propiziatorio per il parto, l'apertura dell'utero, l'accesso a uno spazio altro rispetto a quello di tutti i giorni, lo spazio “magico” in cui si consuma l'evento ancestrale del parto. Alcune madri lo raccontano: il travaglio, le immagini che attraversavano la loro mente mettendo alla luce il proprio figlio, il rumore dell'acqua in una grotta - visione trasfigurata dell'utero dal quale fluisce la vita. E poi il momento in cui il figlio appena nato viene appoggiato sul loro petto, una persona da incontrare per la prima volta in un momento irripetibile.
Le immagini scavano nei particolari minuscoli, frammenti di un'ecografia, di un universo interno al corpo umano che assume l'aspetto di una costellazione. O al contrario si aprono - anch'esse - sull'acqua, la superficie lunare, mondi remoti eppure vicini alla stanza di ospedale dove una nuova vita si affaccia al mondo.
La silhouette di un utero ricalca il simbolo dell'infinito, di un evento che continua a ripetersi dall'origine dei tempi e sempre si ripeterà, in uno spazio e dentro un respiro che scarta dal quotidiano e mette in relazione l'essere umano con la vastità del cosmo.
Fatima Bianchi (Milano, 1981) è una regista al confine tra documentario e video arte. Si è formata alla Nuova Accademia di Belle Arti di Milano dove si è laureata nel 2008. I suoi film e le sue installazioni sono stati esposti in numerosi festival e gallerie tra cui Visions du Réel, Cinema Vérité Teheran, Open City Documentary, Kino Panorama Roma, ZagrebDox, Filmmaker. Tra i suoi lavori CitySightDancing (2014), Tyndall (2014, primo premio del Concorso Prospettive di Filmmaker), Notturno (2016, presentato alla Settimana della critica di Venezia); De l’autre côté des montagnes (2017) e Onomanzia (2017). Vive e lavora tra Marsiglia e Milano, ed è consulente artistico presso In\Visible Cities - Urban Multimedia Festival.
Come montatrice ha firmato, tra gli altri, Aswang di Alyx Arumpac (2019); Achayef di Abdessamad El Montassir (2018).