Il gatto non ha un corpo, è un corpo. Non giudica ma abita il cinema con assoluta eleganza. Così Carlo S. Hintermann racconta questo “piccolo” film, una dichiarazione d'amore al cinema che unisce le sue riflessioni alle immagini (non montate) del suo nuovo film, The Book of Vision.
“Non nominate il nome di Rossellini invano!” dice la voce (dello stesso Hintermann) che seguendo il suo gatto si avventura nei territori dell'immaginario e in quella che è la sua narrazione. Mantenendo fermo lo sguardo “animale” del suo protagonista che sa sfuggire con grazia a dogmi, formati, imposizioni. Perché il cinema è un magnifico territorio di libertà.
Carlo S. Hintermann (Roma, 1974) è regista e produttore. Dopo avere studiato percussioni classiche, filosofia e storia del cinema in Italia si trasferisce negli Stati Uniti dove studia regia cinematografica. Qui realizza una serie di corti e lavora come regista e coordinatore di seconda unità. Inizia la sua carriera di documentarista girando con Luciano Barcaroli, Gerardo Panichi e Daniele Villa Rosy-fingered Dawn: A Film on Terrence Malick (2002). Seguono Chatzer: Inside Jewish Venice (2004) e The Dark Side of the Sun (2011). Produce e dirige l’unità italiana del film di Terrence Malick The Tree of Life (2011). Il suo film The Book of Vision, di cui Malick è produttore esecutivo, ha aperto la Settimana della Critica di Venezia 2020.
Come produttore insieme a Gerardo Panichi ha coprodotto, tra gli altri, Ana Arabia (2013), Tsili (2014) e Rabin: The Last Day (2015) di Amos Gitai e Monte di Amir Naderi (2016).