“Abel chiude il libro e gli applausi lo sorprendono”. Un'indicazione di regia che Abel Ferrara legge nel finale di My Big-Assed Mother di Tekla Taidelli, “uscendo” dal personaggio che interpreta: Charles Bukowski, di cui quest'anno ricorre il centennale della nascita. My Big-Assed Mother è un suo racconto del 1969, la storia di una notte passata in un appartamento di Los Angeles insieme a due donne: “Erano due brave ragazze, Baby e Tito. Entrambe sembravano sulla sessantina ma erano più vicine ai quarant'anni. Tutto quel vino e le preoccupazioni”.
In un bar, Ferrara “diventa” Bukowski e fa un reading del suo racconto per una folla di avventori, mentre i personaggi prendono vita nelle immagini del film di Taidelli: un groviglio di corpi in una notte dentro una stanza squallida, fra vino e tentativi di irruzione della polizia – la messa in scena di una corrispondenza “a distanza” fra il lavoro del regista newyorkese e quello dello scrittore: contro i dogmi, anarchici, insofferenti al tentativo di imporre alle loro immagini una finalità prestabilita, alla ricerca dell'umano nei luoghi più inaspettati.
Tekla Taidelli (Milano, 1977), regista, autrice e curatrice dopo il diploma in regia alla Scuola di Cinema Televisione e Nuovi Media di Milano, realizza nel 2000 Sbokki di vita, Noise P-Rat in Act prodotti da Filmmaker. Nel 2004 autoproduce il suo primo lungometraggio, Fuori vena. Nel 2008 realizza i corti La legge è uguale per tutti e 5 euro. Dell'anno successivo sono i primi tre episodi de L’alveare.
Il documentario Ciao Silvano! (2011) racconta la storia di Silvano Cavatorta, fondatore di Filmmaker. Nel 2013 fonda la Scuola di Street Cinema. Dal 2011 al 2015 lavora al documentario Bedu vogliamo vivere. Sta scrivendo il libro e la sceneggiatura del suo nuovo lungometraggio: Obrigado Brasil, liberamente ispirato a una sua esperienza nelle carceri brasiliane. Nel 2019 presenta a Filmmaker il suo Amleto realizzato con gli homeless di Milano.