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									 FAYA DAYI IL “DREAM STATE”  DI JESSICA BESHIR NEL CONCORSO INTERNAZIONALE 
									  
								
									Pluripremiato e accolto come uno dei film dell'anno, dall'esordio al prestigioso  Sundance al  Gran Premio di  Visions du Réel a Nyon,  Faya Dayi arriva in anteprima in Italia ( mercoledì 17 novembre, ore 19.30, cinema Beltrade). La regista,  Jessica Beshir, nata in Messico e che oggi vive a New York,  ritrova l'Etiopia delle sue origini dopo molto tempo, ma lì tutti sembrano oggi  voler andare via sognando un'altra vita al di là del mare. In questa realtà imprigionata nel sentimento di una continua attesa, il tempo appare sospeso, accordato anch'esso agli effetti del khat, nel passato l' erba sacra ai Sufi che permetteva il contatto con Dio, ora fonte di guadagno per l’intera zona.   
								
									Nel flusso del bianco e nero le storie si sovrappongono, i giovani e la loro irrequietezza, gli anziani e le loro memorie in un narrazione dall'effetto immersivo. Un film  “in trance” - come lo ha definito il “New York Times” – e insieme critico, mistico e di lucida documentazione del presente. 
								
									  
								
									  
								
								
									  
								
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									 PROSPETTIVE CON MARTINA MELILLI, ALICE RE, TOMMASO DONATI 
								
									  
								
									Sullo smartphone, senza vedere alcuna immagine, seguiamo il percorso dall’inizio alla fine del cibo via app: dall'ordine  alla cucina del ristorante, poi il tragitto sulla bici del rider, fino alla consegna. Due minuti nelle strade di Parigi e si mangia. Affidandosi al suono per tracciare i passaggi,  Martina Melilli in  J'ai faim racconta la schizofrenia in cui ci hanno immersi le piattaforme digitali tra la totale soppressione dei rapporti umani e l’equiparazione di un lavoratore a un oggetto.  
								
									  
								
									Stupore e meraviglia invece sono i sentimenti che attraversano  Nel paese delle meraviglie della giovanissima regista   Alice Re, nato del corso “Una città da guardare”, tenuto da  Mauro Santini con studenti della sezione “Audiovisivi e Multimedia” del Liceo artistico Mengaroni di Pesaro. Qui gli umani sono solo comparse nei riflessi di un vetro o di uno specchio, mentre animali, fiori, piante e sassi  si animano e dialogano. 
									
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									L'epoca geniale prende il titolo da un libro di  Bruno Schulz in cui lo scrittore polacco si interrogava sulla possibilità di un’epoca che vedeva l’intero genere umano tornare bambino.  Tommaso Donati reinterpreta liberamente  le parole di Schulz nel movimento e negli esercizi affrontati dalle bambine e dai bambini di una scuola di circo, alla prova della fatica e delle difficoltà, cogliendo i loro slanci nello spazio e le loro espressioni felici.  
								
									  
								
								
									  
								
									  
								
								
									  
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