ARCOBALENO FILM CENTER
PROSPETTIVE - 19.30
CARTA URGENTE PARA COLOMBIA di Alberto Diana
Che ore sono in Colombia? Che ora è in Italia?
Che rapporto c’è tra la distanza misurabile in chilometri e quella che ha a che fare con il sentimento e i ricordi? Alberto Diana è tornato in Italia dopo un periodo trascorso in Colombia, Paese che ha vissuto e conosciuto durante una fase storica di turbolenza, con le manifestazioni sempre più decise contro il governo Duque e una repressione che si fa brutale. La resistenza vive nello spazio pubblico, negli atti collettivi e creativi che presidiano le strade, ricordando le ingiustizie e i morti di cui lo Stato è responsabile. Alberto è lontano ma in contatto con i suoi amici, che in quelle giornate frenetiche mandano video e testimonianze, l’utilizzo delle applicazioni e dei social network illude sull’effettiva lontananza. La sensazione di essere estromesso da qualcosa di importante spinge il regista a realizzare il film, un tentativo di mantenere vivo quel legame.
INCONTRANDO SAMIR LA SERA di Elettra Gallone
Tra i numerosi senza tetto che vivono nelle nostre strade, nel 2020, subito prima dello scoppio della pandemia, Elettra Gallone ha incontrato Samir, un uomo albanese di quasi 50 anni che di case ne ha quattro: una panchina in un parco, due baretti, un’altra panchina sulla quale dorme. Lui è una di quelle anime vaganti alle quali dedichiamo qualche sguardo e qualche pensiero, in genere pieno di compassione. Difficile provare a immaginare la loro vita, difficile immaginare i loro bisogni e le loro reali relazioni.
Per dare a Samir una voce Elettra Gallone gli ha messo in mano una piccola telecamera, delegandogli la scelta delle immagini e dei temi, e lasciandosi così trasportare dentro la vita di questa persona ricchissima, in un film che ci rivela una realtà a noi parallela ma della quale non abbiamo alcuna percezione.
CINEMA ARLECCHINO
TEATRO SCONFINATO - 19.30
SIAMO QUI PER PROVARE di Jacopo Quadri, Greta De Lazzaris
È un film di emozioni Siamo qui per provare, in cui De Lazzaris e Quadri si fanno osservatori silenziosi del processo che, dalle prime prove, porterà al debutto dello spettacolo teatrale di Deflorian/Tagliarini Avremo ancora l’occasione di ballare insieme. La prima parte è dedicata a un cambiamento importante nelle loro vite: il matrimonio di Daria Deflorian con Attilio Scarpellini e l’abbandono della casa in condivisione con Antonio Tagliarini. La macchina da presa segue la cerimonia e il trasloco senza mai essere intrusiva, ma con un’evidente intimità che lega le persone coinvolte. È forse per questo nuovo inizio sul piano personale che la coppia artistica sente il bisogno di riannodare i fili della propria carriera con uno spettacolo retrospettivo, che vuole rimettere l’accento sul movimento per «riequilibrare» i ruoli tra i due, riflettendo sulla forza del teatro che ha segnato per sempre le loro vite. Una ricerca interiore complessa, che genera novità ma distrugge anche certezze e che lo spettatore riesce a seguire da vicino grazie alla singola camera, discreta ma mai invisibile, di De Lazzaris e Quadri.
RETROSPETTIVA RUTH BECKERMANN - 21.40
Cosa significa diventare adulti? La domanda ricorre nelle giornate di Sharon, Thom, Moishy e Sophie, quattro ragazzini di dodici anni che stanno preparando rispettivamente i loro Bar Mitzva e Bat Mitzva. Ciascuno porta in sé culture e modi di porsi rispetto alla religione diversi con l'idea comune che l'entrata nel mondo adulto deve essere una grande festa. Tra la preparazione del rituale - letture, canti, studio del gesto, dell'intonazione della voce, del discorso da pronunciare -, genitori e ragazzini esprimono le proprie aspettative su quel momento cruciale dell'esistenza in cui spesso si proiettano più i desideri dei primi che dei secondi. La festa diviene così lo spazio dove mettere in scena le storie famigliari, le radici più lontane, ciò che si vuole essere e ciò che si vuole dichiarare rispetto alla tradizione condivisa ma appunto differente per ognuno. Cambiano gli abiti, i décor, l'allestimento, i luoghi: da Vienna al Muro del pianto, dall'outfit elegante a quello iper-tradizionale, dallo sfarzo a una maggiore semplicità. Nel mezzo si intrecciano altre voci di chi il Bar Mitzvah non lo ha fatto perché era sfollato dall'Iraq in Israele o perché c'era la guerra. «Non sono preoccupato, in fondo si sta insieme ai parenti e agli amici, sarà bello» dice uno dei ragazzini. La macchina da presa di Beckermann entra discreta negli interni, si sofferma sui dettagli, nei silenzi dei giovani protagonisti che sembrano a volte racchiudere una distanza, quasi fossero già entrati nel loro nuovo ruolo.