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16 - 24
NOVEMBRE 2024
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NO OTHER LAND A FMK2024

No Other Land Fuori Concorso a Filmmaker 2024 – Il film, miglior documentario alla Berlinale e distribuito in Italia da Wanted Cinema, racconta la resistenza della comunità palestinese Masafer Yatta in Cisgiordania

 

No Other Land: non c’è nessun’altra terra possibile per Basel Adra, suo padre, che quando era bambino vedeva andare alle manifestazioni, e la sua famiglia prima di lui.
La comunità di Masar Yatta è una comunità resistente, fatta di una resistenza paziente e tenace contro l’occupazione che il governo israeliano porta avanti sulle terre che generazioni di palestinesi hanno difeso: bambini, donne e anziani dormendo nelle grotte e i giovani ricostruendo le case durante la notte.
La realtà che raccontano i registi Basel Adra, Hamdan Ballal, Yuval Abraham e Rachel Szor è attualissima e allo stesso tempo senza tempo, è la perpetua quotidianità di una popolazione che non si arrende davanti a bulldozer, soldati, propaganda e divieti.

Alla base di tutto l’incontro tra Basel e Yuval, un giovane palestinese e un giornalista israeliano, uniti dal desiderio di denunciare l'ingiustizia. Yuval impaziente di raccontare e libero nei suoi movimenti e decisioni, Basel formato dalle lunghe attese e stretto nella morsa di checkpoint e controlli.

 

 

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Basel Adra: "Siamo un collettivo di quattro registi: io, Yuval, Rachel Szor e Hamdan Ballal. Hamdan e io viviamo a Masafer Yatta, nella parte meridionale della Cisgiordania occupata. Yuval e Rachel sono venuti nella nostra zona per svolgere il loro lavoro giornalistico. Nessuno di noi aveva esperienza di documentari, quindi abbiamo deciso di fare questo viaggio insieme come parte del nostro attivismo. Abbiamo filmato, scattato foto e scritto, e abbiamo pensato che fosse molto importante fare questo documentario per presentarlo al pubblico, soprattutto nel mondo occidentale, dove le persone non sanno chi e cosa i loro governi stiano sostenendo. E dovrebbero sapere dove vanno a finire i loro soldi e le loro armi. Servono per venire nella mia comunità e distruggere i rifugi per le pecore, i bagni e le scuole, a impedire alla gente di avere l'acqua, a costruire insediamenti e ad a cacciare noi palestinesi  dalla nostra terra e darla ai coloni.  Non è un conflitto, non è da entrambe le parti; non è come lo si vuole chiamare. È un apartheid, è un'occupazione. Tutte le organizzazioni per i diritti umani lo hanno detto molto chiaramente".

Yuval Abraham: "Una parte della mia famiglia è ebrea-araba; mio nonno, che era ebreo yemenita, parlava correntemente l'arabo palestinese. Imparare l'arabo mi ha collegato alla mia famiglia e ai palestinesi che vivono intorno a me. Mi sono sentito come se, per tutta la vita, avessi avuto un occhio chiuso e non avessi visto molte delle cose che accadevano;ho aperto l'altro occhio e ho iniziato a vedere e percepire la vita sotto l'occupazione in modo diretto, perché potevo sentire le persone parlare".