Martedì 18 novembre — 21.00
Cineteca Milano MIC
Biglietti

VALIE EXPORT è oggi un’icona dell’arte contemporanea che in oltre sessant’anni di carriera ha attraversato una molteplicità di media e pratiche, dalla performance art alla video-installazione, dalla fotografia al cinema espanso, mostrando in ogni suo intervento un senso affilato per la provocazione e una prospettiva politica radicale, che muovendo da una critica militante della posizione sociale della donna ai tempi della seconda ondata femminista si estende e si articola in un’implacabile decostruzione delle retoriche e delle strategie del sistema mass-mediatico.
Al centro della riflessione di EXPORT sta fin dall’inizio il corpo stesso dell’artista, tanto come principio di un’azione di intervento nella propria realtà quanto come superficie di iscrizione (e quindi decifrazione) delle norme sociali che definiscono quella realtà e la rendono esprimibile. A differenza dei colleghi maschi dell’Azionismo viennese (apparentemente a lei prossimi e invece tanto lontani, specie nei risvolti irrazionali e mitologici delle loro ricerche), per EXPORT il corpo non è semplicemente una materia di espressione, ma una soglia da cui osservare e criticare una serie di linee di demarcazione e di reversibilità che al contempo separano e coniugano polarità quali interiorità ed esteriorità, privato e pubblico, femminile e maschile.
L’omaggio all’artista concepito per l’edizione 2025 di Filmmaker Festival si concentra sulla sua opera filmica e videografica con l’intento di evidenziare come le tensioni e le polarità dialettiche della sua prassi siano declinate nelle forme specifiche al dispositivo cinematografico, in particolare nella coincidenza e ambivalenza tra i ruoli di filmmaker e performer, sguardo e corpo.
Selbstportrait mit Kopf (Self-Portrait with Head)
1966 | 8mm (trasf. video) | b/n | silenzioso | 04’ 08’’
Autoritratto raddoppiato e rallentato: camuffata con una voluminosa parrucca, l’artista in primo piano vezzeggia un’altra testa, quella di una statua arcaica. Poi rivolge lo sguardo meduseo alla cinepresa che riprende in ralenti, lasciando che la micromimica del volto si strusci contro la pelle del film, in una mascherata giocata tra seduzione e pietrificazione. (T. I.)

Body Tape
1970 | video | b/n | sonoro | 03’ 58’’
Sette azioni elementari presentate da titoli (Touching, Boxing, Feeling, Hearing, Tasting, Pushing, Walking) sono eseguite dall’artista in un nitore dimostrativo, da film didattico, ma tra i suoi gesti e la videocamera si frappone una lastra di vetro che materializza lo schermo, diaframma in cui la ricerca di contatto diventa segno, il corpo si fa linguaggio. (T. I.)

Interrupted Line
1971-72 | 16mm (trasf. video) | b/n | silenzioso | 05’ 30’’
“La linea di demarcazione centrale della strada viene ripresa attraverso il parabrezza di un'auto in movimento contemporaneamente al suo riflesso nello specchietto retrovisore. Le ripetute interruzioni della linea spazio-temporale hanno la dimensione di un'auto. L'auto come anello di congiunzione temporale. Il cinema come interruzione del normale scorrere del tempo.” (V. E.)

Hauchtext: Liebesgedicht (Breath Text: Love Poem)
1970-73 | video | b/n | sonoro | 02’ 23’’
Espirazione poetica: una frase (“Ich liebe dich”) che esce dai polmoni e si stampa invisibile su una lastra di vetro, lettera per lettera. Il corpo si inscrive e si sottrae sulla soglia dello schermo, l’interiorità si esprime e dunque si rovescia nel suo opposto, il tempo dell’azione si fa spazio condiviso dove i segni evaporano. (T. I.)

Sehtext: Fingergedicht (Visual Text: Finger Poem)
1968-1973 | video | b/n | silenzioso | 01'50''
Anche qui il corpo si fa linguaggio, la parola è eseguita come azione, tramite la lingua dei segni. L’artista pronuncia con le dita una frase (liberamente tratta) da Heidegger e infine svelata dalla videocamera: “ich sage die zeige mit zeichen im zeigen der sage”. Si mostra dicendo ciò che viene mostrato come un detto. Il gesto è un geroglifico, la grafia si fa movimento, o semplicemente cinema. (T. I.)

Adjungierte Dislokationen (Adjunct Dislocations)
1973 | 8mm/16mm (trasf. video) | b/n | silenzioso | 07’ 50’’
Il quadro dell’immagine è composto da tre riprese simultanee: due cineprese 8mm agganciate al corpo dell’artista mostrano quanto sta di fronte e dietro di lei, una terza 16mm riprende i suoi movimenti attraverso la città. Esplorazione destabilizzante dello spazio urbano attraverso la percezione soggettiva e viceversa, dove corpo e film si alleano per rimettere in gioco i confini tra individuo e ambiente. (T. I.)

Raumsehen und Raumhören (Space Seeing – Space Hearing)
1973-74 | video | b/n | sonoro | 06’ 20’’
L’artista immobile in piedi in una stanza vuota è filmata da più telecamere a distanze e angolazioni diverse. Ogni posizione di ripresa è associata a una tonalità di suono sintetico. Le varie giustapposizioni e successioni nel quadro compongono una melodia dello spazio sinestetico, dove la scultura, da arte dell’immobilità, diventa plastica temporale. (T. I.)

… Remote … Remote …
1973 | 16mm (trasf. video) | colore | sonoro | 10'10''
Il comportamento umano è influenzato dagli eventi passati, per quanto remoti possano essere tali ricordi. [...] Nei tagli della pelle si svolge il dramma dell'auto-rappresentazione umana. Le visualizzazioni mostrano il passato che è nel presente e il presente nel passato. Il mio esterno mostra l'interno, mentre mi muovo verso l'interno, l'interno si rovescia verso l'esterno, si spalanca all'esterno. (V. E.)

Hyperbulie
1973 | video | b/n | sonoro | 06’ 25’'
“Entro e attraverso un corridoio di fili elettrici, subendo continuamente scosse dolorose e cadendo a terra. Ma accetto la sfida e, con un aumento quasi patologico della forza di volontà, premo ripetutamente la testa contro i fili. La società è uno spazio chiuso strutturato che regola l'energia umana tramite barriere dolorose. Solo con uno sforzo di volontà per superare il dolore (che è al cuore della società) si può raggiungere uno stato di libera espressione.” (V. E.)

Asemie – die Unfähigkeit, sich durch Mienenspiel ausdrücken zu können (Asemie – The Inability to Express Oneself Through Facial Expression)
1973 | video | b/n | sonoro | 06’ 45’’
“L'umano e l'uccello come partner/parti di una scultura antropomorfa, la scultura (le arti) come irrigidimento della comunicazione. La tragedia dell’espressione umana si dimostra nelle tensioni tra i materiali (l’uccello, simbolo di fantasia, la cera, come assenza di vita, e l’umano) e tra le forme (movimento e rigidità). […] Uso la bocca per prendere il coltello dal podio e tagliare (il coltello è il linguaggio, il nominare le cose che separa il soggetto dall'oggetto).” (V. E.)

Syntagma
1984 | 16mm (trasf. video) | colore | sonoro | 17’ 45’’
“Syntagma è come uno sguardo fisso rivolto a se stesse, come se si fosse due persone: i propri occhi fissati su di sé e lo sguardo fisso della cinepresa. Questi due diversi occhi lasciano percepire soltanto la fissazione dello sguardo. I riflessi dell'identità, lo specchio come qualcosa di impenetrabile, come un velo indagatore. Più lo specchio riflette, più si allontana nell'oblio come oggetto impenetrabile, anche se si imprime con delle immagini.” (V. E.)

Vaginan
1997 | video | colore | silenzioso | 04’
Una camera endoscopica esplora la cavità vaginale dell’artista. Parte di una serie di lavori tardi in cui la videocamera è rivolta non più verso, ma dentro di sé: tappe estreme nella loro corporea e letterale brutalità in un percorso di continuo rivolgimento dialettico tra interiorità ed esteriorità. (T. I.)