GRWM gioca sul limite e il rapporto tra cinema, realtà, performance e autenticità. Ed è proprio in questa sua caratteristica che ne afferma la contemporaneità: la pratica di riprendersi mentre ci si trucca è sfruttata come strumento e spunto artistico volto a rompere gli schemi classici cinematografici. GRWM è l’acronimo di “Get Ready With Me”, un format ormai popolare nell’universo di internet e dei social. L’approccio originario è quello della ricerca di un’autenticità costruita, una vicinanza fittizia a chi ci sta osservando, provando a rivolgersi senza nessun apparente filtro verso il proprio pubblico. Una formula che è volta a imitare la vita, nel tentativo di mimare l'immediatezza di tutti giorni ma racchiusa in un involucro per necessità performativo. Così si gioca sull’ossessione contemporanea dell'imitazione della realtà per rompere però volutamente questo gioco creando un effetto straniante attraverso un’aspettativa che non viene mai esaudita.

L’unica protagonista è la stessa Alice Pettorazzi che, con un’inquadratura fissa e verticale, posa la camera del suo smartphone e si riprende per nove minuti, l'intera durata del corto. Già in questo aspetto si afferma la principale anomalia della performance, il suo “tradimento” della fiducia dello spettatore, abituato per questo formato alla visione di video non più lunghi di trenta secondi. Altro elemento è la ripetizione continua di una canzone, che la protagonista canta da sola nella propria stanza a cappella. Anche qui la rottura è totale, le parole della canzone non sono spensierate come ci aspetteremmo da un video del genere ma tendono al pessimismo, parlando dell'inevitabile passare del tempo e della morte. 

GRWM, nella sua modalità sperimentale, ci mette di fronte alla domanda che più di tutte ritorna in quest’epoca sovraccarica di immagini in movimento: cos’è “cinema” se oggi non c'è più uno spazio e una forma precisa a definirlo? A questo punto può esserlo niente e tutto allo stesso tempo. 

— Niccolò Della Seta Issaa

Alice Pettorazzi (2001) è artista e filmmaker. Il suo lavoro indaga la relazione tra corpo, sguardo, identità attraverso il linguaggio video e fotografico e performativo. Dopo una laurea in Filosofia, ha frequentato il biennio in Arti Visive alla Nuova Accademia di Belle Arti (NABA) a Milano. GRWM è la sua prima opera.