Sabato 15 novembre — 21.30
Arcobaleno Film Center
Biglietti presto disponibili
USA | 2025
4K | Colore | 99'
V.O. Inglese
REGIA
Werner Herzog
SCENEGGIATURA
Werner Herzog
FOTOGRAFIA
Eric Averdung, Rafael Leyva
MONTAGGIO
Marco Capalbo, Johann Forster
MUSICA
Ernst Reijseger
PRODUZIONE
The Roots Production, Service, Skellig Rock, Sobey Road Entertainment
CONTATTI
brian@SobeyRoadEntertainment.com

“Quando ho incontrato il personaggio di questo film mi si è presentato con grande urgenza un progetto inaspettato, che sembrava la caccia a Moby Dick, la balena bianca. Come molti altri miei lavori anche questo è un’esplorazione dei sogni e dell’immaginazione, messi a confronto con la realtà, e mi ha portato in quella che gli abitanti locali chiamano la Terra ai confini del mondo”. È dunque ancora una ricerca impossibile, fra l'umano e la natura, il terreno che Herzog sceglie di indagare nel suo nuovo film. Il protagonista, Steve Boyes, un biologo sudafricano insegue da dieci anni un misterioso branco di elefanti fantasma sugli altopiani dell'Angola. Per questa nuova spedizione parte con un gruppo di esperti cercatori di tracce, i migliori rimasti, dalla Namibia. Ma non sarebbe meglio lasciare gli elefanti nel sogno proprio come la balena bianca? In fondo lo stesso studioso spera di non trovarli mai così da continuare questa ricerca infinita che è divenuta la propria esistenza. Herzog lo segue, anche lui non sembra interessato agli elefanti ma piuttosto agli incontri con gli esseri viventi, alle epifanie improvvise del paesaggio, all'ostinazione spesso eroica del desiderio, alla consapevolezza di appartenere all'ecosistema radicata in chi abita quei luoghi.
Fiducioso nel gesto di filmare, restituisce una riflessione sul cinema documentario, interroga l'ambiguo potere dello sguardo, diverte con la sua ironica narrazione dove la forza del mito prevale sull'evidenza del reale.
— Cristina Piccino
Werner Herzog (Monaco di Baviera, 1942), nato Werner Stipetic, cresce in una valle remota delle montagne bavaresi. La leggenda racconta che ha sviluppato progetti cinematografici sin dall'adolescenza e che, non avendo trovato finanziatori, inizia a lavorare come saldatore in fabbrica. È una delle tante storie che compongono l'avventurosa biografia del regista. E il suo cinema si intreccia a questa tensione, con film che attraversano il mondo, in una relazione impossibile fra uomo e natura, set in zone pericolose, rischiando anche la vita.
A diciannove anni Herzog abbandona gli studi di Storia e Letteratura e comincia a viaggiare a piedi, e nel 1962 realizza il suo primo film, il cortometraggio Herakles (Ercole). Nel 1967 esordisce nel lungometraggio con Lebenzeichen (Segni di vita, 1967), girato ull'isola di Kos, in Grecia che vince l'Orso d'argento alla Berlinale.
Da allora ha scritto, prodotto, diretto oltre 80 film, molti dei quali diventati dei classici del cinema moderno: Land des Schweigens und der Dunkelheit (Paese del silenzio e dell'oscurità, 1971); Herz aus Glas (Cuore di vetro, 1976); La Soufriere (1977); Nosferatu (1978); Wojzeck (1979); Fitzcarraldo (1982); Cobra verde (1987); Lektionen in Finsternis (Apocalisse nel deserto, 1992) Grizzly Man (2005); Cave of Forgotten Dreams (2010); The Fire Within: Requiem for Katia and Maurice Krafft (2022).Il più recente dei suoi libri è Il futuro della verità (Feltrinelli).