Venerdì 21 novembre — 21.00
Cineteca Arlecchino
Biglietti
Svizzera, Francia, Portogallo | 2025
2K | B/N | 164'
V.O. Arabo, Francese, Spagnolo
REGIA
Sylvain George
FOTOGRAFIA
Sylvain George
MONTAGGIO
Sylvain George
SUONO
Sylvain George
PRODUZIONE
Noir Production,
Alina Film, Kintop
PRODUTTORI
Marie-Noëlle George
Ottavia Fragnito
Eugenia Mumenthaler
CONTATTI
noirproduction.distribution@gmail.com

La Tour Eiffel si staglia scintillante davanti agli occhi di Malik, Mehid, Hassa ma il sogno europeo che da Melilla li ha portati a Parigi è svanito fra quelle politiche migratorie che negano loro ogni futuro. Le prime immagini del film sono di uno smartphone: un gruppo di ragazzi attraversa il mare su uno Zodiac, “L’Europa fratello, l’Europa!” gridano. E dopo? Quale paese sia quello di arrivo poco importa, ovunque sarà lo stesso: strada, arresti, fughe, fogli di via, botte. E una strategia di sopravvivenza che provano a pensare come un’avventura.
L'Europa non è diversa dalla fortezza di Melilla, le rive si specchiano l'una nell'altra. Qui come lì i loro corpi in fuga disegnano nuove geografie urbane: un sottopassaggio dove sistemare la tenda, un angolo del parco per dormire, un albero su cui lasciare lo zaino. La polizia quando arriva li picchia o li porta via. Intorno i turisti si fotografano, gli innamorati si baciano, il palazzo regale del sovrano del Marocco è costato milioni e da noi si muore di fame, commenta un ragazzo dichiarando la sua personale destituzione del re.
Capitolo conclusivo di una trilogia sulle migrazioni che ha impegnato l'autore per molti anni fra dei giovanissimi migranti e la loro ricerca di un altrove, “Ain't I a Child?” trova il suo respiro in immagini potenti, nel bianco e nero di luce e buio, e soprattutto in una relazione che George costruisce giorno dopo giorno coi soggetti ripresi. Il pudore del suo sguardo restituisce senza alcun vittimismo o retorica contraddizioni, aspettative, rabbia. Questi giovani migranti con la loro presenza affermano i paradossi e le violenze della nostra realtà, e una sopraffazione resa politica in cui la democrazia si svuota di significato. Ogni immagine diventa allora un interrogativo che ci viene posto, e la dichiarazione di un mondo che ci riguarda. Un gesto cinematografico di lotta e di consapevolezza.
— Cristina Piccino
Sylvain George (Lyon, 1968), cineasta, attivista, dopo gli studi in filosofia, diritto e cinema (Ehess Sorbonne), si dedica alla regia. Nel 2006 esordisce con le prime due parti della serie Contrefeux riunite in un documentario intitolato Contrefeux 1 et 2: Comment briser les consciences? Frapper!, a cui seguono Contrefeux 3: Europe année 06 (Fragments Ceuta) e Contrefeux 4: Un homme ideal (Fragments K). Realizza poi No Border (2008); N'entre pas sans violence dans la nuit (2008); L'impossible - Pages arrachées (2009). Qu'ils reposent en revolte (Des figures de guerres) (2010). Nel 2011 Les Éclats (ma gueule, ma révolte, mon nom) viene premiato come miglior documentario internazionale al Torino Film Festival. A questo seguono: Vers Madrid (2013); Paris est une fête – Un film en 18 vagues (2017).
Con Nuit obscure – Feuillets sauvages (2022) vince il Concorso internazionale di Filmmaker lo stesso anno. Insieme a questo e al successivo Nuit Obscure – Au revoir ici, n'importe ou (2023), “Ain't I a Child?” forma una trilogia sulle migrazioni.