Uzbekistan, 2022
Colore, 52'
V.O. Uzbeko
Regia
Saodat Ismailova
Bibi Seshanbe – che si può tradurre come “La Signora del martedì” - è il nome di un rituale di benedizione molto diffuso nell'Asia centrale – fra Uzbekistan e Tadjikistan – in cui elementi di Animalismo e di Zoroastrismo, il fuoco e la cenere, si mescolano a una antica fiaba della tradizione locale - una ragazza perseguitata dalla crudele matrigna - che rimanda a quella di Cenerentola. Mettendo in campo una serie di intrecci nei quali vengono ripercorsi i diversi passaggi della vita di una donna, dalla nascita alla pubertà alla maternità alla morte.
Un piccolo gruppo di donne si siede in circolo, prepara dei cibi speciali della tradizione, accende le candele fatte a mano, condivide la storia di una giovane che trova la sua felicità, cerca di indovinare gli auspici della buona sorte guardando i disegni che appaiono nella farina.
Il punto di partenza per l'artista è stata l'esperienza di una casa d'accoglienza per le donne, sopravvissute alla violenza o al fuoco o rifiutate dalle loro famiglie, fondata da una dottoressa, Bibisora Aripova, e a partire da qui ha costruito la sua narrazione. Che scorre attraversando una molteplicità di suggestioni, fra gli elementi reinventati della fiaba, la figura di una “Signora del Martedì” contemporanea, e quel rito fuori dal tempo che si fa documento di una memoria e insieme materia delle immagini. Nei gesti delle donne di diverse generazioni lo sguardo dell'artista cattura l'intreccio fra saperi antichi e la realtà quotidiana che balena in quelle variazioni nel corso dei secoli, e nelle diverse culture del racconto di Cenerentola. E in questi interstizi si delinea una cosmologia del femminile tracciata sui confini di spazi reali e immaginari. Le donne, che sono al centro della sua ricerca artistica, diventano la parte fondante nelle questioni poste da un'identità che è storia e mito, che fonda quei luoghi, e che ci permette di scoprire e imparare qualcosa sul nostro statuto di essere umani.
La proiezione è organizzata in collaborazione con Careof e ArteVisione 2024.
— Cristina Piccino
Saodat Ismailova (Tashkent, 1981) è un'artista e filmmaker che lavora tra cinema, suono e arte visiva. I suoi film e le sue installazioni riflettono sull'eredita` coloniale, il femminile, le relazioni fra umano e ambiente. Dopo il diploma all'Istituto d'Arte di Tashkent, ottiene una residenza a Fabrica dove realizza Aral: Fishing in an Invisible Sea (2004) – premio miglior documentario al Torino Film Festival. Nel 2013 partecipa alla Biennale di Venezia, all'interno del Padiglione dell'Asia Centrale con la video installazione Zukhra e nel 2014 realizza il suo primo lungometraggio: 40 Days of Silence. È ideatrice a Tashkent del gruppo di ricerca Davra, dedicato allo studio, alla documentazione e alla diffusione della cultura e della conoscenza dell'Asia centrale. Nel 2020 espone alla Biennale di Venezia The Milk of Dreams (2022) curata da Cecilia Alemani. I suoi lavori sono presenti in numerose istituzioni tra cui JOAN, Los Angeles (2024); Eye Filmmuseum, Amsterdam, Le Fresnoy – Studio national des arts contemporains in collaborazione con il Centre Pompidou, Parigi (2023); Center for Contemporary Arts, Tashkent (2019); Tromsø Kunstforening, Tromso, Norvegia (2017). I suoi film e le sue installazioni video sono stati presentati in mostre collettive internazionali come Diriyah Contemporary Art Biennale, Fondazione in Between Art and Film, Venezia (2024).
La sua prima antologica italiana, A Seed Under Our Tongue, a cura di Roberta Tenconi, è stata presentata all'Hangar Bicocca di Milano.