Venerdì 22 novembre — 22.00
CINETECA MILANO ARLECCHINO
ALLA PRESENZA DELL'AUTRICE E DELL'AUTORE
Italia, 2024
ProRes 422-2K, Colore, 102'
V.O. Italiano, Francese
Regia
Massimo D'Anolfi, Martina Parenti
Fotografia
Massimo D'Anolfi
Suono
Martina Parenti
Post produzione audio
Massimo Mariani
Produzione
Montmorency Film
Contatti
montmorencyfilm@yahoo.it
La voce arriva fuori dall'inquadratura, parla francese, a volte si sovrappone a quella della mediatrice linguistica, ai due medici che ascoltano facendo domande in italiano. E il lavoro per costruire questa comunicazione con la delicatezza necessaria sembra dirci già molto sulla materia di un film che i due autori hanno voluto definire “un documento”. Più che una narrazione, un'esperienza nella quale si concentrano interrogativi attuali che riguardano la cura e l'ascolto verso chi vive una fragilità, uno spaesamento e, molto spesso, non è neppure garantito da un diritto.
Siamo al Niguarda, la struttura ospedaliera più importante di Milano che è stata da sempre uno dei riferimenti per le persone senza fissa dimora sul territorio. Oggi la maggioranza dei pazienti sono stranieri, al punto che nel 2000, all’interno del Dipartimento di Salute Mentale è stato creato il servizio di Etnopsichiatria. È qui che chi è privo di un riferimento territoriale trova un sostegno all'interno di percorsi di cura. Spesso si tratta di persone molto vulnerabili, traumatizzate dagli abusi subiti nel viaggio verso l'Europa.
I registi hanno filmato in diversi momenti tre sedute. Sentiamo le parole di un uomo, la cui voce spesso diviene un sussurro, dice di ricordi felici inghiottiti però da quelli neri, di un tempo più sereno scosso sempre dagli incubi e dalle immagini violente. Parla di amici presso i quali stava, di piccoli lavoretti trovati ogni tanto, e ancora altre violenze nel proprio paese, minacce di morte, la paura per la madre, lo zio perduto nel cammino di cui non ha più saputo nulla. E la fatica di tenere insieme un quotidiano con questo vissuto.
La scelta del dispositivo frontale, fisso sui due medici, sui loro volti, sulle loro espressioni che cambiano nell'ascolto, i movimenti del corpo anche se seduti afferma un gesto cinematografico forte che chiede a noi spettatori la loro stessa attenzione. E che nel concentrarsi sullo spazio della parola, privata di un'immagine che ne “descriva” presente e memoria, amplifica la sua potenza. E dà voce, in modo molto netto, a quelle storie che vengono ignorate, o mai abbastanza raccontate. Nella resistenza di questa realtà che deve fare fronte anche al poco sostegno istituzionale, affidandosi alla disponibilità degli operatori, si manifesta il sentimento del nostro tempo; e nel suo racconto la possibilità di un cinema politico che sappia restituirlo.
— Cristina Piccino
Massimo D'Anolfi (Pescara, 1974) e Martina Parenti (Milano, 1972) iniziano a lavorare insieme nel 2007 con Promessi sposi, che viene selezionato al Festival di Locarno. Massimo D'Anolfi in precedenza aveva diretto fra l'altro Si torna a casa. Appunti per un film (2003) e collaborato alla sceneggiatura di Angela (2002) di Roberta Torre, mentre Martina Parenti aveva girato alcuni documentari: Animol (2003) con regia di Marco Berrini; L'estate di una fontanella (2005), partecipando anche al film collettivo Checosamanca (2006).
Nel 2009 firmano Grandi speranze, e nel 2011 Il Castello, premiato in moltissimi festival internazionali e italiani fra cui Hot Docs, RIDM Montreal, Ida Awards Los Angeles, Torino Film Festival. Con Materia oscura (2013) partecipano alla Berlinale, mentre L'Infinita Fabbrica del Duomo (2015) è programmato al Festival di Locarno.
Spira Mirabilis (2006) è in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia dello stesso anno; torneranno al Lido nel 2018 con il cortometraggio Blu, e ancora una volta, nella sezione Orizzonti, con Guerra e pace (2020). A questo seguono Una giornata nell'Archivio Piero Bottoni (2022) e Bestiari, Erbari, Lapidari (2024), presentato Fuori Concorso al Festival di Venezia.