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NOVEMBRE 2024
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C'EST PAS MOI di Leos Carax

Sabato 16 Novembre — 21.30

ARCOBALENO FILM CENTER - Sala 1



PRIMA ITALIANA

Francia, 2024
DCP, Colore, B/N, 42'
V.O. Francese

Regia
Leos Carax

Sceneggiatura
Leos Carax

Fotografia
Caroline Champentier

Montaggio
Leos Carax

Suono
Lucas Doméjean, Thomas Gauder

Interpreti
Denis Lavant, Kateryna Yuspina, Nastya Golubeva Carax, Loreta Juodkatie, Anna-Isabel Siefken, Peter Anevskii, Bianca Maddaluno

Produzione
CG Cinéma, Theo Films, Arte France Cinéma

Contatti
distribution@iwonderpictures.it

C'EST PAS MOI di Leos Carax

Domandare è lecito, rispondere cortesia.
“Dove sei, Leos Carax?”. È questa la domanda posta al regista dal Centre Pompidou: la commissione per un mediometraggio da installare in una mostra a lui dedicata, poi annullata. La risposta è data comunque: è questo C’est pas moi nuovo piccolo film del regista di Gli amanti del Pont-Neuf, 42 minuti presentati alla Croisette in Cannes Première. “Non sono io”. Cioè una risposta che si cerca ironicamente nel negativo (letteralmente, anche figurativamente), come fosse - si parva licet e con umile e sarcastico struggimento - la prova ontologica di Anselmo d’Aosta riguardo il signore del piano di sopra. Una cosa che non si può dire, non si può prendere. Carax si cerca in quello che non è, in quello che è prossimo ma fuori da lui, e dunque in quello da cui proviene, in quello che ha visto e in quello che ha prodotto, e quindi come incidente della Storia, come ciné-fils di quella del cinema, e poi, naturalmente, come regista. Non è cosa nuova: tutta la sua filmografia - e in maniera esibita gli ultimi film, Merde, Holy Motors, Annette - si pone questioni prossime, rispondendo con l’opacità. O meglio: un resto, un residuo, uno scarto, una merda, una cosa che prima di essere non è.

C’è, in tutti questi film e in C’est pas moi, un che di impotente e commovente, la fatica del trovare qualcosa di vero nel troppo, nell’eccesso di stimoli e immagini dello spettacolo, di oggi soprattutto e di ieri: cosa è Merde? Chi è, dietro tutti quei ruoli, il protagonista di Holy Motors? Come è possibile raccontare un sentimento reale, nel teatro grottesco, barocco e bugiardo di Annette? Cosa sono io, se c’è sempre un’immagine prima di me? E cosa può dire, di me, un’immagine in cui compaio, che ho visto o che ho fatto? Carax cerca dunque se stesso in un archivio personale di nomi e figure, di film (suoi e di Murnau e Lang, Vertov e Vidor, Epstein e Rossellini…) e fotografie (di Polanski, di Ford, di Dostoevskij, ma anche dei saluad Hitler, Netanyahu, Le Pen, Kim Jong-Un), tenendo tutto insieme con la propria voce fuori campo a commentare e divagare, ordinando in capitoli che smontano e rimontano le parole come nelle Histoire(s) du cinéma di Godard, girando sketch paradossali (una forma dunque del negativo), e giungendo probabilmente alla risposta definitiva: ovvero che oggi, per vedere (anche chi siamo), bisogna chiudere gli occhi. La risposta ai mash-up, ai remix, agli io esibiti nelle stories di un uomo del Novecento, per cui le immagini pesano e pensano. Uno stream(ing) of consciousness critico, uno scherzo struggente, una lezione di cinema: il modo giusto, per aprire Filmmaker.

— Giulio Sangiorgio


Biografia

Leos Carax (Parigi, 1960), esordisce nel 1984 con Boy Meets Girl, girato in bianco e nero, con riferimenti al cinema muto, a Jean Cocteau e a Godard. Il film viene presentato alla Semaine de la critique di Cannes, e conquista la critica che vede nell'autore l'erede della Nouvelle Vague. Il protagonista è Denis Lavant, “complice” prediletto del regista che lo ritrova nel successivo Mauvais sang (1986) insieme a Juliette Binoche. Nel 1988 ritrova i due attori in Les amants du Pont Neuf, film “catastrofico” la cui lavorazione supera il budget previsto e si ferma più volte, riuscendo a finire grazie all'intervento dell'allora ministro della Cultura francese Jack Lang. Il film arriva nelle sale nel 1991, e l'amor fou fra i due giovani clochard diviene un manifesto (cinefilo) generazionale. Carax da qui prende una lunga pausa, e torna al cinema nel 1999 con Pola X, ispirato a Melville, a cui segue un nuovo silenzio fino al 2008. È allora che realizza Tokyo! nel quale ritroviamo Denis Lavant nel ruolo caustico di Monsieur Merde. A questo segue Holy Motors (2012), presentato in concorso al Festival di Cannes; e Annette (2021) un musical tenerissimo intorno al femminile di liberazione e conquista di sé.

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