Mercoledì 20 novembre — 21.00
CINETECA MILANO ARLECCHINO
PRIMA ITALIANA
Canada, Francia, Ucraina, 2024
HD, Colore, 95'
V.O. Ucraino, Russo
Regia
Oksana Karpovych
Sceneggiatura
Oksana Karpovych
Fotografia
Christopher Nunn
Montaggio
Charlotte Tourres
Suono
Artem Kosynskyi
Musiche
NFNR
Produzione
Les Films Cosmos, Hutong Productions Sainte Radegonde, Moon Man Kyiv
Produttori
Giacomo Nudi, Racio B. Fuentes
Contatti
info@filmcosmos.com
Nelle campagne su cui riverbera una luce quasi dorata i contadini mungono ancora le mucche. Le case vuote sono attraversate dal vento che fa oscillare appena le tende. Gli oggetti sparpagliati intorno raccontano le vite che le hanno abitate e che ora non ci sono più. Siamo in Ucraina oggi ma la guerra in questo paesaggio sospeso fra malinconia e tentativi di sopravvivenza si manifesta solo in alcuni dettagli: una voragine che taglia la strada, i buchi delle pallottole sulle mura dei palazzi. La vita invece scorre malgrado tutto e le persone cercano di congelare la paura in gesti banali, andare in spiaggia o occuparsi delle necessità più semplici.
A far esplodere la violenza nelle immagini di Oksana Karpovych è il suono, le voci dei soldati russi che parlano al telefono con le famiglie. La guerra è lì, tra quelle parole, in ciò che ci dicono e in ciò a cui alludono, nei racconti di brutalità, torture, stupri contro i civili e i prigionieri ucraini. Così come nell'odio e nel disprezzo di un indottrinamento folle che riempie i discorsi di chi li ascolta a casa, voci tutte femminili di madri, mogli, fidanzate, sorelle.
In questo flusso sonoro senza volto si mescolano ignoranza, disillusione, paura. I militari russi sembrano stupiti del fatto che lì hanno trovato un paese “ricco”, dove la gente vive bene mentre dall'altra parte gli chiedono di prendere le New Balance e i vestiti per la palestra della figlia laddove capita nelle abitazioni saccheggiate. C’è chi però rifiuta, chi è stanco; uno alla moglie chiede di promettergli che non farà mai arruolare il loro figlio quando sarà cresciuto.
La regista ha utilizzato le intercettazioni dei servizi segreti ucraini rese pubbliche sui canali YouTube, e a partire da qui ha costruito il dispositivo che compone la sua narrazione. Il rischio implicito - che è già nell'origine dei materiali - di un'ulteriore operazione di propaganda viene affrontato proprio grazie al contrasto fra il livello sonoro e quello delle immagini nel quale il tempo implode mentre il trauma della guerra si fa concreto nella sua dimensione invisibile, che ne rivela il senso profondo assumendo la propria ambiguità, la stessa di ciò che racconta.
— Cristina Piccino
Oksana Karpovych (Kyiv, 1990) è una filmmaker, scrittrice e fotografa. Dopo la laurea in Scienze Culturali all'Accademia di Kyiv-Mohyla, e quella in Produzione alla Concordia University di Montreal, realizza i suoi primi cortometraggi Lost (2015) e Temporary (2017).
Il suo documentario d'esordio, Don't Worry, the Doors Will Open (2019), uno sguardo sull'indipendenza dell'Ucraina dal punto di vista della working class che affolla i treni sovietici ancora in uso, ha vinto il New Visions Award al RIDM di Montréal, ricevendo poi una menzione speciale a Hot Docs 2020. Nei suoi progetti Karpovych esplora la vita quotidiana e le storie orali della gente comune cercando di illuminare il modo in cui la politica dei governi si intromette nella sfera privata e influenza le comunità che sono al centro della sua narrazione. Vive fra l'Ucraina e il Canada.